di Antonio Lovascio • Cosa gli italiani pensano della corruzione lo hanno dimostrato alle ultime elezioni. Sull’onda lunga e disgustosa degli scandali, lo schieramento del “non voto” è ingrassato a dismisura. Oggi è il vero, unico partito di maggioranza. Anzi, come ha fatto notare qualche acuto editorialista, i numeri dell’astensionismo ormai surclassano la vecchia Dc dei tempi d’oro, pur senza ottenerne in cambio seggi, ministeri e posti di sottogoverno. Già alle Politiche del 2013 gli astenuti erano il primo partito, con 11 milioni di tessere fantasma. Alle Europee del 2014 l’affluenza si è fermata al 58%, in calo di 8 punti rispetto alle consultazioni precedenti. Dopo che è venuta alla luce “Mafia capitale”, alle Regionali del 2015 c’è stato un altro salto all’indietro: 54%, ma sono sotto la metà degli elettori in Toscana e nelle Marche. Infine i ballottaggi delle Comunali, con il sorpasso degli astenuti (53%) sui votanti. Ne hanno tratto vantaggio solo i movimenti populisti come “Cinque Stelle” di Grillo e la Lega di Matteo Salvini, che ha infiammato le piazze e toccato le corde dei nostri connazionali psicologicamente più fragili, strumentalizzando senza scrupoli lo spauracchio dell’immigrazione.
Disertando le urne, c’è chi ha voluto mandare un chiaro segnale al governo Renzi, alla politica, al sistema dei partiti. Non ne possono più di leggere i nauseabondi “dettagli” del malaffare che – fin dai tempi di Alemanno sindaco – è germogliato attorno al Campidoglio e ora rischia di travolgere pure la giunta di Marino. Con cooperative coinvolte, dietro al dramma dei migranti, in loschi traffici orchestrati da personaggi a dir poco inquietanti come Salvatore Buzzi e Massimo Carminati , quest’ultimo con un passato a tinte fosche nelle file dei Nar. Non ne possono più – gli italiani – di sapere che purtroppo il nostro Paese in Europa conserva saldamente il primato della corruzione, davanti a Romania, Grecia e Bulgaria; mentre a livello mondiale naviga a metà classifica con Francia, Cina e Turchia. Come invidiamo gli abitanti delle nazioni più virtuose, Danimarca, Nuova Zelanda e Finlandia!
Cosa ha fatto il governo per frenare la piaga della corruzione ed evitare che la “marea” sommerga le istituzione con gli effetti devastanti di una alluvione ? Ha varato un provvedimento che prevede pene più severe e termini più lunghi perché scatti la prescrizione. Decisione sacrosanta, anche se la sua efficacia è tutta da dimostrare. Auguriamoci che non avvenga quello che si è appena registrato sul “falso in bilancio “. Una sentenza della Cassazione, annullando la condanna per bancarotta a 6 anni e 9 mesi dell’ex sondaggista di Berlusconi, Luigi Crespi, avverte in controluce che la nuova legge non solo non sarà in grado di punire quasi più alcun serio caso di falso in bilancio, ma purtroppo per i suoi meccanismi falcerà – arriva già conferma da diversi i Distretti Giudiziari – importanti processi in corso. Con il paradosso, quindi, che la norma riformata – rivendicata dal governo Renzi come ripristino della portata penale del reato depotenziato nel 2002 da Berlusconi – ha invece l’effetto pratico contrario di cancellare anche quel poco che era rimasto.
Il premier non può certo consolarsi del fatto che della “questione morale” se ne è dovuto occupare anche l’ultimo G7 tenutosi in Baviera. Sul tavolo dei Grandi i dossier dell’inchiesta americana sulle presunte tangenti per milioni di dollari pagate dal Sudafrica per ottenere il mondiale di calcio 2010 – che misero fuori gioco il Marocco – e in generale tutta l’attività degli ultimi 24 anni della FIFA, tanto che il presidente-monarca Seep Blatter, accerchiato, è stato costretto ad annunciare le proprie dimissioni. Nel 2002, per arrotondare, la “cupola del calcio” assegnò i Mondiali addirittura a due Paesi, Giappone e Corea, così da prendere due tangenti al prezzo di una come le offerte del supermercato. Sempre secondo una delle ipotesi accusatorie, il governo tedesco avrebbe regalato addirittura un carico di armi all’Arabia Saudita in cambio del voto per l’assegnazione dei Mondiali del 2006 alla Germania. E proprio a Berlino il gran capo del Circo del calcio non volle consegnarci la Coppa del mondo che avevamo vinto perché noi italiani siamo tutti ladri. L’epicentro di questo “terremoto” è la CONCACAF, ma lo scandalo, nei suoi effetti giudiziari, sportivi ed economici, ha dimensioni globali, a partire dalle assegnazioni dei Campionati del Mondo di Russia 2018 e Qatar 2022, che rischiano di essere annullate. Intanto ha aperto una sorta di “guerra fredda del pallone” tra Obama e Putin, perché la Russia ritiene di aver subito un danno d’immagine dall’indagine FBI. Ed allo stesso tempo ha rilanciato le aspirazioni del premier britannico Cameron ad organizzare proprio la Coppa del Mondo del 2022.
Nel summit in Baviera Renzi è stato a guardare, preoccupato dalle vicende di “Mafia Capitale” e dai mille rivoli del Calcio-scommesse e delle partite comprate. La torta della FIFA è appetitosa, ma l’Italia ora non può avanzare pretese: ha appena lanciato la candidatura di Roma per ospitare le Olimpiadi del 2024. Punta ad avere i miliardi di finanziamenti in palio, che hanno già stuzzicato gli appetiti di numerosi politici ed imprenditori nostrani. Purtroppo la corruzione è ancora tanta e non si arresta mai, nonostante il lavoro paziente (e non da tutti apprezzato!) della magistratura, forse più efficiente o almeno più libera che altrove.
Rifletta dunque la politica, non solo sull’astensionismo alle urne, ma anche sulle parole pronunciate da Papa Francesco in un’omelia alla Domus Santa Marta: <Essere amministratori onesti del bene comune può renderci santi. Ma non è facile. E’ come giocare col fuoco: la corruzione è la ruggine che ci corrode>. E che toglie miliardi sonanti alla crescita, allo sviluppo dell’occupazione e per la riduzione della pressione fiscale.