Jürgen Moltmann “Etica della speranza”
di Gianni Cioli • L’enciclica di Francesco, Laudato si’, sulla cura della casa comune, può trovare, a conferma della sua profonda indole ecumenica, interessanti corrispondenze con un recente libro Jürgen Moltmann, uno dei più grandi teologi protestanti del secondo novecento, ancora attivo e produttivo. Mi riferisco a Etica della speranza, pubblicato in italiano nel 2011 a un anno di distanza dall’edizione originale, e ritengo particolarmente interessanti le critiche mosse, nel terzo capitolo, all’«antropocentrismo del mondo moderno» (p. 175 cf. Laudato si’ 115-136).
Il libro è articolato in cinque capitoli di differente carattere e ampiezza.
Il primo, di carattere fondamentale, offre un’approfondita riflessione teologica sul nesso esistente fra Escatologia ed etica.
Il quarto capitolo s’intitola evocativamente – e felicemente a fronte di tanti trattati di morale sulla guerra giusta – Etica della pace giusta.
Il punto di partenza della riflessione di Moltmann è che «la pace consiste politicamente nella presenza della giustizia, non solo nell’assenza della violenza» (p. 205). Il contributo che la teologia e poi la comunità cristiana può offrire per una comprensione sempre più adeguata della giustizia deve partire dalla considerazione della giustizia di Dio che si è rivelata pienamente in Cristo.
L’antica dottrina della guerra giusta, se applicata con rigore e alla luce delle esperienze storiche, mostra in realtà l’incompatibilità del concetto di guerra con quello di giustizia. E, sebbene in un mondo irredento non sia pensabile l’ipotesi di totale rinuncia all’uso della forza da parte degli stati per difendere il bene comune da minacce interne ed esterne, la pace fra i popoli non può essere perseguita se non con la promozione di quella cultura della convivenza che trova la sua più compiuta espressione nell’amore dei nemici prospettato dal vangelo (cf. Mt 5,44).
Il libro si conclude con un quinto capitolo intitolato, Gioia a motivo di Dio – contrappunti estetici. L’estetica, afferma Moltmann, è l’altra faccia dell’etica, e qualsiasi etica del bene proviene dall’estetica del bello e conduce ad essa. «Nell’etica cristiana deve infatti essere chiara una cosa: Non utilizziamo Dio per cambiare il mondo, ma cambiamo il mondo per gustare Dio» (p. 285).
In questo tempo in cui la Chiesa italiana si prepara a parlare di “nuovo umanesimo” l’invito di Moltmann e di Francesco a guardare all’umano superando le prospettive limitate dell’antropocentrismo moderno potrebbe risultare una pista di lavoro assai feconda.