Il fanatismo del dubbio. Rileggendo Maritain

221 300 Andrea Drigani
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maritain_jacquesdi Andrea Drigani L’idea che il relativismo etico sia una condizione della democrazia, in quanto solo esso garantirebbe tolleranza, rispetto reciproco tra le persone, e adesione alle decisioni della maggioranza, mentre le norme morali, considerate oggettive e vincolanti, porterebbero all’autoritarismo e all’intolleranza, è stata giustamente contestata dal recente magistero pontificio, basti ricordare San Giovanni Paolo II, nell’Enciclica «Evangelium vitae», ai numeri 68-72. La contestazione al relativismo etico quale fondamento del sistema democratico era già presente, più di cinquant’anni fa, nel pensiero del filosofo cattolico Jacques Maritain (1882-1973) che, nel 1957, alla Princeton University (USA) tenne una conferenza sul tema: «Truth and human Fellowship» («Verità e comunanza umana»), pubblicata in lingua francese, nel 1960, col titolo «Tolérance e vérité», che è stata poi tradotta in italiano ed inserita nel volume, curato da Piero Viotto, Jacques Maritain. Elogio della Democrazia, stampato nel 2011, dall’Editrice La Scuola. Maritain esordisce osservando che molti opinano che per liberare l’esistenza umana dalle passioni e far vivere gli uomini in pace, il miglior mezzo è sbarazzarsi di qualsiasi zelo per la verità; in tal modo dalle guerre di religione si è passati allo scetticismo, ma può accadere che lo scetticismo ritenga coloro che non sono scettici degli esseri barbari, infantili o subumani e può succedere che li tratti male, così come lo zelota tratta il non credente. Allora lo scetticismo – annota Maritain – appare altrettanto intollerante come il fanatismo, divenendo il fanatismo del dubbio. Passando alla vita della comunità politica, c’è chi pensa che la prima condizione da esigere per i cittadini in democrazia sia quella di non credere ad alcuna verità o non aderire ad alcuna asserzione incontrovertibilmente vera in se stessa. Per liberarsi dal fanatismo ci si taglia fuori dalla verità. Ma questo – scrive ancora Maritain – è il suicidio della democrazia. Una società democratica che si fondi su uno scetticismo universale si condanna da sé alla morte per inedia, entrando in un processo di autoannientamento, poiché nessuna società democratica può vivere senza una fede pratica comune in quelle verità che sono la libertà, la giustizia, la legge e gli altri valori fondamentali. Maritain aveva già precisato che una falsa filosofia della vita che faccia della libertà l’unica regola di tutto l’ordine morale e sociale, nonché di tutti i valori umani, confonde la «democrazia» col «democratismo». Per questo criticava fortemente la teoria della pretesa giustificazione relativistica della democrazia, sostenuta da Hans Kelsen (1881-1973) per il quale chiunque conosce o pretende di conoscere la verità assoluta o la giustizia assoluta non può essere un democratico, perché non può ammettere la possibilità di un punto di vista diverso dal proprio, che si dà come punto di vista vero. Per Kelsen soltanto quando siamo coscienti della nostra ignoranza riguardo a ciò che è il Bene, solo allora possiamo rimetterci al popolo per decidere. Dobbiamo concludere – si chiede Maritain – che per sfuggire all’oppressione o al dirigismo dobbiamo rinunciare alla verità e rifugiarci nell’ignoranza? E’ la verità, non l’ignoranza, che ci fa umili. In un solo senso vi è vera sapienza nel fare appello alla nostra ignoranza: cioè all’ignoranza di quelli che sanno, non all’ignoranza di quelli che sono nella notte. L’uomo che, come Pilato, dice: «Che cos’è la verità?», non è un uomo tollerante, ma un traditore del genere umano. Non c’è tolleranza reale e autentica se non quando un uomo è fermamente e assolutamente convinto di una verità, e quando, nel medesimo tempo, riconosce a quelli che negano questa verità il diritto di contraddirlo, non perché siano liberi nei confronti della verità, ma perché cercano la verità a modo loro, e perché rispetta in essi le risorse dell’intelligenza e della coscienza che li rendono capaci, anche loro, di attingere alla verità. E’ sbagliato – sostiene Maritain – prendere il fanatismo come conseguenza della religione. Il fanatismo, infatti, è una tendenza naturale radicata nel nostro egoismo e della nostra volontà di potenza. Il solo rimedio contro il fanatismo religioso è la luce del Vangelo e il progresso della coscienza religiosa nella fede e in quell’amore fraterno che è il frutto dell’unione dell’anima con Dio. Più la fede diventa forte e profonda – dice Maritain – più l’uomo s’inginocchia non davanti alla propria ignoranza della verità, ma davanti all’imperscrutabile mistero della verità divina e davanti alle vie segrete con le quali Dio va incontro a coloro che lo cercano.

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