Quale carità? Da una novella e un saggio col Sacchetti e san Pier Damiani

 

a uno di questi suoi minimi poverelli, noi la facciamo a lui (cf. Mt 25,45)”. Dice lo Spagnuolo […]: “Se voi tenete per vera fede che quel poverello sia il vostro Signore Iesù Cristo, qual è la ragione che voi gli date mangiare vilmente colà in terra e voi così onorevolmente mangiate quassù in alto? A me me pare, secondo il dir vostro, che doverreste fare il contrario, cioè mangiare là voi ed egli mangiasse nel luogo vostro».

L’imperatore ebbe poco da dire.

«Una volta Carlo era a pranzo su un alto trono, come suo solito, mentre i poveri che sfamava stavano a sedere per terra senza alcun riguardo per loro. Ora, il re» dei sassoni, «che si trovava a pranzare ben lontano dall’imperatore, tramite un messo gli fece arrivare un dispaccio in questi termini: “Il vostro Cristo si offre per essere accolto nei poveri (cf. Mt 25,45): con che faccia volete convincerci a sottomettere il nostro collo a lui che anche voi disprezzate in questo modo, senza riservargli né rispetto né onore?” Al che l’imperatore si sentì pungere il cuore: fu grande il suo timore al sentir uscire dalla bocca di un pagano un pensiero evangelico», quello del giudizio di Dio. «Dice infatti il Signore: Quel che avrete fatto ad uno solo di questi miei fratelli più piccolo, l’avete fatto a me (Mt 25,45). Il re si rallegrò sentendosi corretto da un tal uomo che non aveva ancora ricevuto l’abbiccì della fede e già proclamava il frutto delle fede, le opere di misericordia».

La carità d’un pagano senza peli sulla lingua.