La pace nel Medio Oriente e il dialogo tra le religioni

 

4,w=993,q=high,c=0.bilddi Andrea Drigani • La grave situazione bellica dell’area mediorientale (Siria, Iraq, Yemen, Palestina) è, a detta di tutti gli osservatori, assai pericolosa sia per il raggiungimento di una pace stabile e duratura non solo per quella zona, ma per l’intero pianeta, come pure per la diffusione del terrorismo del cosiddetto «Stato islamico» dell’Isis. Il viaggio del Presidente degli USA Donald Trump in Arabia Saudita, in Israele e l’udienza in Vaticano con Papa Francesco potrebbe rappresentare un nuovo approccio politico della Casa Bianca nei confronti di questi difficili ambiti politici. L’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, in un’intervista ha osservato che il discorso di Trump a Riad, nel quale ha rilanciato il dialogo tra musulmani, ebrei e cristiani per risolvere il dramma del Medio Oriente, rappresenta un tassello di un mosaico per edificare la pace. Il fatto che si comprenda l’importanza del dialogo interreligioso è un passaggio positivo. Bisogna tuttavia evitare – continua Pizzaballa – che questo dialogo si riduca a dichiarazioni-slogan sulla pace che non toccano la vita reale. E’ necessario che tutti i leader religiosi si interroghino sulle loro responsabilità, creando una mentalità di reciproco rispetto. L’alleanza delle nazione arabe musulmane contro il terrorismo non può esimere le classi dirigenti di quelle nazioni dal chiedere e dal chiedersi da dove ha origine il fondamentalismo che insanguina quelle terre. Trump sembra aver individuato nel mondo sunnita l’interlocutore per adatto per questo dialogo, ciò può essere comprensibile per il fatto che l’80 % dei musulmani è sunnita. Si deve però osservare che il comportamento politico e militare dell’Arabia Saudita presenta dei tratti inquietanti e ambigui in ordine ai rapporti con le organizzazioni islamiche estremistiche e radicali, tale da prospettare una qualche contiguità con l’Isis. Esiste poi la questione, di cui stranamente poco si parla, del ruolo della Turchia nella NATO. Si ha, infatti, la sensazione che la Turchia stia abbandonando la configurazione giuridica dello stato laico di Kemal Ataturk, per andare, con Recep Tayyip Erdogan, verso uno stato confessionale di matrice islamica. Inoltre potrebbe apparire contraddittorio, con l’invito al dialogo tra le religioni, la dura opposizione del Presidente Trump per l’Iran, espressione dell’islam sciita, che detiene il nucleare, ma che non risulta compromessa in alcun modo con l’Isis. Riguardo alla situazione in Israele e Palestina, la Commissione Giustizia e Pace dei Vescovi della Terra Santa ha ricordato che è lontana dell’essere normale, specialmente per quanto riguarda Gerusalemme, poiché non è accettabile la politica dei fatti compiuti. «Come Chiese cristiane – dice l’arcivescovo Pizzaballa – dobbiamo impegnarci di più a parlare della Gerusalemme cristiana ed essere capaci di un dare un senso al nostro stare qui da cristiani e nel dire perché la Gerusalemme terrestre è ancora importante per noi e per la nostra fede oggi». L’udienza di Papa Francesco al Presidente Trump, nella quale è stato espresso compiacimento per le buone relazioni tra la Santa Sede e gli Stati Uniti, nonché il comune impegno a favore della vita e della libertà religiosa e di coscienza, ha permesso poi uno scambio di vedute su alcuni temi attinenti all’attualità internazionale e alla promozione della pace nel mondo tramite il negoziato politico e il dialogo interreligioso, con particolare riferimento alla situazione del Medio Oriente e alla tutela delle comunità cristiane.