L’emergenza profughi, l’Europa e l’avaro di Moliere
Se fallisse il piano invocato dall’Italia, sarebbe ovviamente una Caporetto per il Vecchio Continente, per la fragile Europa degli egoismi che stenta a trovare coesione sulle politiche economiche, ma ancor più sulle strategie di difesa o su quelle di soccorso ed accoglienza degli immigrati in fuga dalle guerre in Siria, in Irak, in Libia ed in altre parti dell’Africa, come dimostra il disimpegno di Gran Bretagna, Francia e Spagna ed il preoccupante sfarinamento delle leadership, incapaci di rinnovarsi ed essere in sintonia con i tempi. L’Europa perderebbe l’ultimo treno per diventare una vera potenza planetaria, il sogno che tutti gli europei più convinti vorrebbero veder realizzato! Dal modo in cui l’Onu e la Ue risponderanno all’emergenza migranti dipenderà infatti molta della credibilità di cui esse ancora godono nell’opinione pubblica e, cosa ancora più importante, dell’affidabilità che conservano presso i nostri governanti. Vedremo se,di fronte a scelte così indilazionabili, sapranno convincere e piegare i propri Stati membri a condividere sul serio, e non a parole, il peso che la solidarietà effettivamente comporta. Altrimenti saranno loro a ritrovarsi sfiduciate. Per sempre!
Questa volta, finalmente, l’Italia ha fatto la sua parte a prescindere dallo scarso sostegno ricevuto. Sicuramente ha avuto il merito di segnalare per prima la gravità della situazione. Almeno quattro governi (Berlusconi, Monti, Letta, Renzi) hanno sollevato la dimensione strutturale della crescita fuori controllo dei flussi trans-mediterranei di migranti, provando ad affrontarla con strumenti in parte diversi e in parte simili, ma ottenendo sempre la medesima risposta irritante e inconcludente dalle Nazioni Unite e dall’Unione Europea
La via d’uscita? Costruire campi d’identificazione in Africa, nei cinque Paesi della fascia sub sahariana. E lì respingere o accettare le richieste d’asilo, dirottando da subito i migranti nei vari Stati europei. Il governo italiano l’aveva già proposto l’anno scorso, ma l’Unione ha fatto finora orecchie da mercante. E i mercanti ora progettano un esodo di massa, o meglio un trasferimento degli immigrati da una sponda all’altra del Vecchio Continente, per rispettare quote e percentuali. Ma quanti migranti vorranno separarsi dai luoghi, dagli affetti, dal lavoro che hanno trovato nel frattempo? E quanta forza militare servirà per addomesticare i più recalcitranti? Eccola perciò la vittima di questa misura: la dignità, il rispetto che si deve a ogni individuo, come spesso ci ricorda Papa Francesco.
Ma i nodi da sciogliere, prima ancora che legati alla strategia militare, sono di natura politica. E la decisione (non rinviabile!) oltre che a Renzi, spetta soprattutto all’Onu ed all’Unione Europea. Che è a un bivio: o trova nuovo slancio operativo o – molti lo temono – autocertifica il suo fallimento.