“La sfida della misericordia” di W. Kasper.

à di usare giustizia e quella di usare misericordia nei confronti del popolo infedele: “il mio cuore si rivolta contro di me” (Os 1,8).

La sfida della misericordia (Qiqajon 2015) e della quale si cerca ora di rielaborarne sinteticamente le linee portanti.

à nell’Antico Testamento la parola misericordia risulta il contenuto, anche se non esplicito, del nome stesso di Dio, il quale, a sua volta, costituisce lelemento che svela la stessa divina identità. Tutta l’economia della salvezza trova pertanto il suo principio ermeneutico unificante nella misericordia: Dio è misericordia; lo è a livello intra-trinitario nel reciproco e eterno scambio d’amore tra le ipostasi divine; lo è ad extra, nel far essere la creazione per il desiderio di renderla partecipe della sua stessa vita; nel concedere nuova possibilità a Adamo; nell’episodio del Diluvio; della torre di Babele; nell’elezione di Abramo e del popolo d’Israele per arrivare a comunicarsi a tutte le nazioni; nel concedere sempre nuove chances al popolo infedele; nell’assumere tutto l’uomo, col suo dramma e il suo peccato, per mezzo dell’invio del suo Figlio; sommamente nell’evento della croce: nell’apparente paradosso del Padre che abbandona il Figlio e del Figlio che abbandona lo Spirito per il desiderio viscerale di toccare l’uomo fino al fondo del suo dramma, la morte. Dio, l’Essere, si fa non-Essere, cioè non-Dio, si auto-annienta per com-passione verso la sua creatura. La kenosi del Figlio dice la dinamica per cui egli si svuota facendo spazio in sé affinché l’altro possa esistere in lui, figlio nel Figlio. Dio poi è misericordia nell’evento della risurrezione, ascensione e della kenosi dello Spirito.

kenosi dice la dinamica per cui, Egli, dall’interno dell’uomo, comunicandogli la Sua natura, lo inserisce nel dinamismo trinitario. La natura di Dio è abiezione di essa per l’altro; la Chiesa, umanità già partecipe di tale natura, è chiamata a renderla sempre più visibile. Si capisce allora come il richiamo alla misericordia interessi l’essenza di Dio, e di conseguenza l’essenza del mondo. Il mondo sussiste continuamente in virtù dell’eterna misericordia, auto-abnegazione dell’Essere. La misericordia non è quindi un attributo di Dio ma l‘attributo, la verità della realtà, delle realtà.

etc. La misericordia non è una categoria il cui significato sta sullo stesso piano ontologico della verità o della giustizia; essa, essendo l’essenza dell’Essere, è perciò il principio ermeneutico da assumere per comprendere ogni altro oggetto o categoria nella luce in cui sussistono. Qualsiasi società non può rinunciare a strutturarsi sul principio di giustizia; al contempo non può escludere, né imporre, il principio della misericordia. Inoltre, ancor di più, la misericordia deve essere il principio interpretativo per concepire la giustizia. In tal senso, in Dio e, per analogia e partecipazione, nel creato, la giustizia è la misericordia; la quale non si declina in un atteggiamento lassista ma che – su un piano pastorale o sociale – dà sempre all’altro una nuova possibilità di riscattarsi in virtù della dignità di persona che nessun peccato o reato può cancellare.