Scientificità e Rivelazione in dialogo nel “luogo” dell’ipotesi

 

guardare-cristo-esercizi-di-fede-speranza-carita-copertinajpgdi Elia Carrai • Il rapporto tra ricerca scientifica e Rivelazione è stato sviscerato nell’ultimo secolo in modo ampio e proficuo. Tale dialogo si è sviluppato per lo più nell’incontro-scontro tra le conclusioni cui di volta in volta la scienza approdava e i contenuti della fede, un dialogo che se da parte di certo mondo scientifico è stato condotto spesso all’insegna della rottura, ha trovato invece nella Chiesa un continuo tentativo di conciliazione, incontro e armonizzazione nei reciproci distinti ambiti. Tuttavia, risulta sempre più decisivo, perché il dialogo non si svolga sempre a “cose fatte”, indagare ed approfondire su come il rapporto tra scienza e fede si possa articolare, nei termini di adeguatezza e di profitto conoscitivo, in quel dinamismo preliminare e necessario ad ogni seria indagine che è la formulazione dell’ipotesi che chiede di essere verificata. Una simile ricerca potrebbe seguire almeno due fondamentali direttrici. Una prima prospettiva di indagine dovrebbe giocarsi in una ricomprensione su piano esistenziale, e non puramente scientifico, del valore di quel dinamismo ipotesi-verifica così essenziale ad ogni conoscenza che pretenda fare i conti con il dato dell’esperienza. Approfondendo il valore e la natura di tale dinamismo lo si dovrebbe mettere in gioco nell’ambito di quella forma di conoscenza che è la fede, a vantaggio di un reale progresso delle ragioni e dell’intelligenza della stessa: quale ipotesi introduce la Rivelazione nella vita dell’uomo? Come verificarla? Riguadagnare questo fondamentale dinamismo del conoscere, il quale non è un appannaggio esclusivo del metodo scientifico come tale, è oggi più che mai decisivo: «[…] l’apostasia dell’età moderna si fonda sulla caduta di verifica della fede. In questo si dimostra la grande responsabilità dei cristiani oggi» (J. Ratzinger, Guardare Cristo, Jaca Book, Milano 1989, 31). Un dialogo tra scienza e fede sposato non sulle conclusioni, quanto sull’impostazione delle rispettive distinte (nello strutturarsi e nelle modalità di verifica) modalità con cui riguadagnare ciascuna continuamente la sua più adeguata e decisiva ipotesi, si rivela fruttuoso proprio nei termini di una sinergia di entrambe a valorizzare una modalità conoscitiva che non accetta di lasciarsi strappare dal dato fenomenico e dall’esperienza.

L’altra pista, ed è quella che qui vogliamo guardare più in dettaglio, secondo cui potrebbe svilupparsi questo dialogo, investe più propriamente la ricerca scientifica come tale. La domanda dovrebbe vertere in questo caso su quale sia l’apporto che la fede, come dinamica conoscitiva scaturente dalla Rivelazione, può offrire anche al determinarsi di quelle ipotesi che la scienza formula e verifica con i mezzi e i metodi suoi propri. Perché una simile domanda non risulti un’arbitraria pretesa di commistione fra metodi conoscitivi certo distinti è fondamentale sottolineare alcune dimensioni proprie della dinamica stessa con cui il pensiero (scientifico e non solo) formula un’ipotesi.