di Giovanni Campanella • Accade spesso che la povertà dia occasione a Dio di manifestarsi. Lo vediamo già all’inizio della vicenda terrena di Gesù, come testimoniatoci soprattutto dall’evangelista Luca: una mangiatoia accoglie il Verbo di Dio. L’immersione nella povertà permette a Cristo di raggiungere qualsiasi uomo, anche il più povero. In tal senso, la povertà, assunta spontaneamente, può essere intesa come un ponte che Dio percorre per arrivare a tutti gli uomini. L’inciso “assunta spontaneamente”, che potrebbe anche essere reso con la parola “orientata”, è d’obbligo perché la povertà in sé, scissa da un fine, “dis-orientata”, non può essere esaltata come certo stoicismo rassegnato, mascherato di finto pio cristianesimo, potrebbe farci credere. La povertà “dis-orientata” deve essere raggiunta e combattuta. Per andare verso la povertà “dis-orientata”, Dio si serve quasi sempre della povertà “orientata”, che mi piace chiamare anche “povertà-veicolo”.
Naturalmente la povertà orientata non deve necessariamente tradursi in opere immediatamente visibili. Certi ordini contemplativi se ne servono come arma contro deviazioni e così avvicinare maggiormente alle orecchie di Dio le proprie preghiere per gli uomini. La povertà può diventare uno stato desiderabile nel momento in cui ci libera dal superfluo e ci centra in Dio. Certo è che la povertà orientata è tale se va sempre a braccetto con la carità.
Un grande santo della carità, San Vincenzo de’ Paoli (1581-1660) parlava spesso di povertà e la raccomandava fortemente alle famose e dinamiche Congregazioni e Confraternite da lui fondate, ben conscio del fatto che la povertà orientata permette di purificare le intenzioni e rende liberi di lanciare sé stessi e i propri beni sulle scie tracciate dalla carità. La distinzione tra povertà orientata e povertà disorientata era comunque nota a San Vincenzo.
Padre Luigi Nuovo, sacerdote della Congregazione della Missione di San Vincenzo de’ Paoli, docente di Storia della Chiesa e Storia della Spiritualità, consultore della Congregazione delle Cause dei Santi e consigliere spirituale dei Gruppi di Volontariato Vincenziano e della Società di San Vincenzo della Liguria e di Genova, ha scritto San Vincenzo de’ Paoli – La carità credibile della Chiesa, pubblicato nel novembre 2016 da Jaca Book.
In un interessante passo del libro, si riflette sulla distinzione tra “povertà-veicolo” e povertà in sé, aggiungendo alcune dense osservazioni sulla relazione tra giustizia e carità:
«Il nostro santo veniva da una famiglia contadina e conosceva sulla propria pelle i problemi, le difficoltà e le asprezze della vita quotidiana, per cui non faceva un’esaltazione della povertà fine a sé stessa: voleva dare ai poveri non solo un aiuto, non solo un lavoro, ma una dignità, un posto nella società, un posto nella Chiesa, nessuno doveva sentirsi escluso. Partiva innanzitutto dalla convinzione che “i doveri di giustizia devono precedere quelli della carità”. Scriveva al riguardo: “Dio ci conceda la grazia di intenerire i nostri cuori verso tutti i miseri, e di farci credere che, soccorrendoli, facciamo opera di giustizia e non di misericordia” (lettera a F. Get 8-3-1658); in un altro testo troviamo: “non c’è carità che non sia accompagnata dalla giustizia, o che ci permetta di fare più di quello che possiamo ragionevolmente” (SV II, p. 49). A più riprese affermava che i beni della comunità e della Chiesa sono dei poveri e noi siamo chiamati ad “essere dei buoni amministratori”. Voleva un’azione che recuperasse e promuovesse il bene integrale delle persone, le rendesse responsabili in modo da trasformare l’ambiente sociale ed ecclesiale» (p. 36).
Questa riflessione permette di richiamare brevemente il tanto bistrattato e dimenticato concetto di giustizia, spesso adombrato dal concetto di carità. Come ci suggerisce San Vincenzo, non c’è carità senza giustizia. In un certo senso, la carità prende le mosse dalla giustizia, su di essa si poggia. Considerando l’interdipendenza che lega tutti i membri della famiglia globale umana e la sperequazione di risorse che caratterizza il nostro pianeta, soccorrere il povero è assai spesso un dovere di giustizia prima ancora che uno slancio di carità.