di Gianni Cioli • Nelle pagine de Il Mantello della giustizia è consuetudine presentare e recensire libri. Propongo, per una volta, la presentazione di un CD musicale: Note di letizia per San Bartolomeo. Grandi pagine organistiche nella chiesa di Ulignano. Alessio Cervelli Organista con un contributo di Clizia Miglianti, mezzosoprano, Ed. Shelve 2016. Questa presentazione offre, fra l’altro, l’occasione di abbozzare una riflessione sul significato antropologico e teologico della musica che potrebbe essere ripresa e approfondita.
Si tratta di una raccolta di 13 brani di musica Barocca, 12 pezzi per organo eseguiti dal maestro Alessio Cervelli e registrati nella chiesa di San Bartolomeo a Ulignano (San Gimignano, SI) nel corso del 2016, più un brano per due voci e basso continuo interpretato da Alessio Cervelli anche in qualità di baritono con il contributo del mezzosoprano Clizia Miglianti, registrato nella Pieve di San Giovanni Battista a Pievascola (Casole d’Elsa, SI).
Le prime 6 tracce del disco sono tratte dal repertorio di Domenico Zipoli (1688–1726): 1 – Versetto in Fa; 2 – Pastorale; 3 – All’Elevatione in Fa; 4 – All’Offertorio; 5 – All’Elevatione in Do; 6 – Al Postcommunio. Seguono i 6 pezzi di Johann Sebastian Bach (1685–1750): 7 – Chorale “Liebster Jesu, wir sind hier” BWV 731; 8 – Chorale “Sei gegruesset Jesu gutig” BWV 768; 9 – Chorale “Christ lag in todesbanden” BWV 625; 10 – Chorale “Ich ruft zu dirr, herr Jesu Christ” BWV 639; 11; 12 – Fantasia & Fuga in sol minore BWV 542. Conclude il brano di Giovanni Carlo Maria Clari (1677–1754): 13 – Kyrie dalla “Messa a due voci e basso continuo”.
Un percorso breve (42.04 minuti in tutto) ma intenso, capace di far vibrare corde interiori, di suscitare emozioni, di comunicare l’esperienza del bello e del bene.
Come ha felicemente suggerito la filosofa Iris Murduch, la bellezza «rappresenta l’opportunità più evidente per “uscire da noi stessi” (unselfing)» (La sovranità del bene, Lanciano 2005, p. 143), un’opportunità che risulta ancor più preziosa in una società come l’attuale, narcisisticamente e infelicemente ossessionata dalla centratura su se stessi di cui la pratica del selfie, o autoritratto, è una delle più diffuse manifestazioni. Se poi la bellezza, come nel caso delle musiche di Zipoli, di Bach e di Clari, s’inscrive nell’orizzonte della fede cristiana, l’esperienza dell’unselfing può costituire un vero e proprio cammino di conversione, arricchendo il rapporto con Dio di chi se ne lascia coinvolgere.
Che la musica possa davvero costituire una preparazione e un’occasione per l’esperienza teologale cristiana lo suggerisce anche uno dei più eloquenti capolavori della scultura medievale italiana: il ciclo realizzato a rilievo da Lorenzo Maitani negli anni venti del secolo XIV sulla facciata del duomo di Orvieto, e che, scandito in quattro pilastri, espone la storia della salvezza dalla protologia all’eschaton. Al culmine del primo pilastro, infatti, nel riquadro che segue la raffigurazione del tragico esito del peccato (l’uccisione di Abele) a conclusione della protologia e a modo di preambolo alle narrazioni dell’Antico e nel Nuovo Testamento, la musica è posta quale segno di speranza per l’umanità al centro delle arti liberali, come a significare che anche in questo eone segnato dal peccato e dalla morte c’è luogo e tempo per la costruzione del bello e del buono.
La scelta dei due principali autori dei brani eseguiti da Alessio Cervelli – Domenico Zipoli e Johann Sebastian Bach – è significativa. A Bach Cervelli ha dedicato un libro (Bach ieri e oggi: un musicista barocco luterano nell’odierna liturgia cattolica?, Streetlib, Milano 2016), presentando la sua musica come un esempio di fede vissuta e sottolineandone il valore anche per la liturgia cattolica. Nel libro Cervelli afferma fra l’altro: «La ricompensa per un servizio liturgico ben curato e, possibilmente, illustrato in precedenza mediante un’opportuna catechesi musicale e liturgica non tarderà: vedere lo stupore, la meraviglia, gli occhi che brillano, l’ascolto attento e la passione per Bach, Zipoli e Frescobaldi, in bambini emozionati e in ragazzi appena adolescenti che trovano in queste musiche un momento di pace dai dubbi e dai turbamenti di quella delicata età è quanto di più bello ci sia» (ibid., p. 111).
La scelta di Domenico Zipoli è forse ancor più indicativa: organista e compositore di successo, a 28 anni abbandonò fortuna e carriera per entrare, nel 1716, nella Compagnia di Gesù come missionario presso le Riduzioni delle colonie spagnole in America dove morì dieci anni dopo di tubercolosi. Zipoli mise la propria arte a servizio dell’evangelizzazione, promovendo l’innato talento musicale dei Guaranì col renderlo parte integrante della loro esperienza di fede.
Credo che la riflessione sulla testimonianza esistenziale di Zipoli, una sorta di anti-tipo del giovane ricco che lascia tutto senza perdere nulla, possa avere effettivamente ispirato gli intenti di Alessio Cervelli nella realizzazione di questo CD.