di Carlo Parenti • La povertà per la Banca Mondiale va intesa come la «condizione»: di chi ha fame; di chi è senza alcuna protezione sociale; di chi è ammalato senza potersi curare; di chi non ha accesso all’acqua potabile; di chi è analfabeta; di chi non ha lavoro, né prospettive per il futuro; di chi è privo di potere e di libertà personale (schiavi). Nella prospettiva del reddito, è povero chi vive al di sotto di una certa soglia detta «soglia di povertà». Essa varia nel tempo e tra paesi e società. Con riguardo ai paesi in via di sviluppo, la «soglia di povertà» è di 2 $ al giorno (pari a 60 $ al mese). E’ detta anche «povertà assoluta» che appunto fa riferimento ad un valore fisso. Un dollaro al giorno (pari a 30 $ al mese) è invece la soglia cosiddetta della «povertà estrema».
In sintesi, «povero» è chi non è libero di disporre della propria vita. Ma quanti e dove sono i poveri del mondo? Di tutta la popolazione mondiale, stimata in 7 miliardi e 700 milioni, oltre l’84% vive mediamente con meno di sei dollari al giorno. Due miliardi di esseri umani (pari al 53% della popolazione mondiale) vivono in condizioni di povertà assoluta, ossia con meno di 2$ al giorno. Di questi un miliardo , vive in condizioni di povertà estrema, cioè con meno di 1$ al giorno. La povertà estrema nell’Africa Sub Sahariana è il 30% di quella mondiale. In media, la popolazione nell’Africa Sub Sahariana vive con meno di 2 $ al giorno (condizione di povertà assoluta). La media UE è di circa 72 $ al giorno e quella degli USA è di circa 111 $ al giorno. Peraltro Aggiungo che in Italia, dove i parametri di calcolo del reddito ai fini della soglia di povertà sono diversi, per l’ISTAT nel 2015, ammontano a 8.300.000 le persone in povertà assoluta pari al 13,7% dei residenti. La soglia di calcolo è di poco superiore a circa € 500 mensili a persona per famiglia di 2 persone. Di questi poveri ben 4,6 ml sono in condizione di povertà estrema. Si tratta del 7,6 % popolazione residente. La soglia di calcolo è inferiore alla cifra di circa € 480 mensili a persona per famiglia bicomponente. Visto i numeri di questa drammatica situazione ricordo che Giorgio la Pira (ricordiamoci della Messa del povero a san Procolo) nel 1953, disse: “siamo entrati nel tempo dell’unica guerra legittima: […] la guerra contro la fame, la miseria e la depressione economica, sociale, culturale e politica dei popoli di tutto il mondo. L’unica legittima unica guerra da fare è quella contro la fame e la povertà”.
Sul tema La Pira aggiunse poi infine questa considerazione: «Nel Duemila vi ritroverete in casa i popoli della fame, tutti da voi» specificando che bisognava quindi promuovere lo sviluppo economico di quei popoli per evitare tale migrazione. Una delle cause che aggravano la situazione è la problematica della disuguaglianza. Nel 2016, l’1% della popolazione mondiale possiede più del restante 99% . Da sole 62 persone sono più ricche di 3 miliardi e 600 milioni di persone (la metà più povera della popolazione mondiale). Si stima che sarebbe sufficiente il 4% del patrimonio delle 225 persone più ricche al mondo per assicurare a tutti gli abitanti del pianeta istruzione, sanità e cibo (Fonte Social Watch).
Peraltro la concentrazione della ricchezza in poche mani è considerata concausa di crescita minore perché una persona ricchissima può consumare e spendere solo una piccola parte del suo denaro. Lo ha riconosciuto nel settembre 2016 Bill Gates, proprietario di Microsoft -considerato assieme a Amancio Ortega, proprietario di Zara, l’uomo più ricco del mondo con un patrimonio di 72 miliardi di euro- che ha dichiarato: “La maggior parte dei miei soldi, direi oltre il 95 per cento non è necessaria per sostenere le spese né della mia famiglia né dei miei figli. E quindi ho la possibilità e l’opportunità di restituire questo denaro alla società, per accelerare l’innovazione a favore dei più poveri “. Ebbene, Papa Francesco -sul tema della fame e della povertà- ha in varie occasioni detto: “Povertà è una parola «che sempre mette in imbarazzo». Quante volte, infatti, abbiamo sentito dire: «Ma questo sacerdote parla troppo di povertà, questo vescovo parla di povertà, questo cristiano, questa suora parlano di povertà… Ma sono un po’ comunisti, no?». E invece, ha sottolineato il Papa, «la povertà è proprio al centro del Vangelo», tanto che «se noi togliessimo la povertà dal Vangelo, non si capirebbe niente del messaggio di Gesù». “L’assolutizzazione delle regole del mercato, una cultura dello scarto e dello spreco che nel caso del cibo ha proporzioni inaccettabili, insieme con altri fattori, determinano miseria e sofferenza per tante famiglie […]Il pane partecipa in qualche modo della sacralità della vita umana, e perciò non può essere trattato soltanto come una merce.” “Desidero soffermarmi sulla parabola (Lc 16,19-31) dell’uomo ricco e del povero Lazzaro[…]che rappresenta bene il grido silenzioso dei poveri di tutti i tempi e la contraddizione di un mondo in cui immense ricchezze e risorse sono nelle mani di pochi[…]Lazzaro, che giace davanti alla porta, è un richiamo vivente al ricco per ricordarsi di Dio, ma il ricco non accoglie tale richiamo. Sarà condannato pertanto non per le sue ricchezze, ma per essere stato incapace di sentire compassione per Lazzaro e di soccorrerlo[…]Nella seconda parte della parabola, ritroviamo Lazzaro e il ricco dopo la loro morte. Nell’al di là la situazione si è rovesciata.[…]Adesso il ricco riconosce Lazzaro e gli chiede aiuto, mentre in vita faceva finta di non vederlo. Quante volte tanta gente fa finta di non vedere i poveri! Per loro i poveri non esistono”.