Riconosciute le virtù eroiche del Cardinale Guglielmo Massaja

o bloccato.

Nel 1700, la Chiesa di Roma iniziò, dopo il fallimento dei Gesuiti del 17°, secolo una lunga serie di tentativi per riavviare l’attività missionaria. Il 24 giugno 1788, infatti, Tobia Giyorgis Ghebre Egziabiher, in precedenza monaco della Chiesa Ortodossa, fu consacrato vescovo di rito greco orientale ma, tuttavia, restò fedele al suo rito Ghe’ez, anche quando fu nominato da Papa Pio VI come Vescovo titolare di Adulis e Vicario Apostolico di Etiopia.

Mons. Tobia trascorse 8 anni nel paese, ma fu oggetto di una continua persecuzione, per cui fu costretto a fuggire in Egitto, dove morì di peste nel 1801.

Parte delle virtú eroiche riconosciutegli ricalcavano l’austeritá dei monaci antichi, ad es., si recava da un luogo all’altro a piedi scalzi, non di rado attraverso terreni rocciosi o ricoperti di spine pungenti e si trovò a dover dormire di notte nel deserto, tra due fuochi, per proteggersi dagli animali selvatici. Mons. Massaja imparò la lingua indigena in modo da essere il più vicino possibile al popolo. A volte viaggiava in incognito, travestito da commerciante così da poter acquistare schiavi indigeni al fine di rendere loro la libertà. Una delle caratteristiche distintive di questo uomo santo fu che, come gl’infermieri professionali in un mondo privo di ospedali e medici, egli divenne effettivamente il solo medico che potesse prestare l’aiuto necessario per guarire gli indigeni affetti da malattie contagiose. Quest’opera più di una volta gli è quasi costata la vita. Il mondo globale di oggi che “é ostaggio del materialismo”, come ha detto il Vescovo di Roma, si chiede, “come mai un uomo potè fare tutto questo?”