di Stefano Liccioli • La recente promulgazione del decreto con cui Madeleine Delbrêl è stata dichiarata venerabile mi ha fatto pensare all’attualità di questa figura in un momento storico in cui si parla molto di “abitare le periferie”, di Chiesa in uscita e di Chiesa come ospedale da campo.
La vicenda biografica della Delbrêl mi pare rappresenti bene, infatti, l’idea di Chiesa sognata da Papa Francesco nella Evangelii Gaudium.
Nata nel 1904 a Mussidan, in Francia, Madeleine Delbrêl, pur essendo nata in una famiglia cattolica, a quindici anni si professa atea. Qualche anno dopo, però, a venti anni ella rimane folgorata da Dio, complice la scelta di un suo carissimo amico di entrare nell’ordine domenicano. Inizia un percorso di riscoperta di Dio durante il quale Madeleine approfondisce il messaggio evangelico e coltiva un’intensa vita di preghiera. Diplomatasi assistente sociale la Delbrêl si trasferisce nel 1933 a Ivry-sur-Seine, all’estrema periferia di Parigi, una zona con tante fabbriche e con molti contrasti sociali ed ideologici, una vera roccaforte comunista. In questo contesto ostile al cristianesimo ella, insieme a due compagne capiscout con cui faceva vita comune, sceglie di annunciare il Vangelo con la propria testimonianza personale nei luoghi dove si svolge la vita di tutti i giorni: l’ufficio, la fabbrica, la strada. Nonostante le forti differenze tra il cristianesimo e l’ideologia marxista Madeleine e le compagne sperimentano la vicinanza con i comunisti per quanto riguarda le lotte contro le ingiustizie di cui sono vittime i più poveri che abitano il quartiere. Sul problema del rapporto con i comunisti la Delbrêl fornisce questa soluzione:«Dio non ha mai detto: Amerai il prossimo tuo come te stesso, eccetto i comunisti». Amare tutti, dunque, senza distinzioni. Madeleine e le sue amiche fanno sentire a tutti (anche a chi non condivide il loro credo) un amore che supera ogni differenza. E’ un amore che interroga e scuote le coscienze. Così per trent’anni durante i quali Delbrêl avrà un rapporto fedele ed obbediente con le autorità ecclesiali, auspicando anche un coinvolgimento più ampio dei laici nella vita della Chiesa. Madeleine morirà improvvisamente nel 1964. Sono gli anni del Concilio Vaticano II che porterà nel mondo ecclesiale proprio uno sguardo diverso sulla figura dei laico. Della Delbrêl, di cui nel 1993 è stato aperto il processo di beatificazione, San Giovanni Paolo II ha detto:«La sua luminosa testimonianza possa aiutare tutti i fedeli, uniti ai loro Pastori, a radicarsi nella vita comune e nelle diverse culture per farvi penetrare la novità e la forza del Vangelo».
Concludo con un pensiero di Madeleine che, mi pare, ci fornisca il vero senso del suo operato che ha unito la dimensione contemplativa (da qui la definizione di mistica) a quella d’impegno attivo a favore del prossimo. Una precisazione che ritengo doverosa contro ogni tentativo di riduzione alla pur rispettabile filantropia per spiegare l’azione della Delbrel:«L’obbligo di annunciare la Buona Novella ci costringe a camminare simultaneamente al passo di Dio e al nostro: perciò avremo il più delle volte l’andatura dello zoppo o quella esitante di un cieco. Con tutte le nostre forze, il nostro spirito, il nostro cuore faremo dell’evangelizzazione l’applicazione del programma di Gesù Cristo. Ma questo programma che noi conosciamo affonda tutto in un piano che ci è oscuro. Del nostro lavoro di ogni giorno, sia pure perfetto, noi non sappiamo ciò che il Signore ne farà… e se molto maldestro o imperfetto, noi non sappiamo a che cosa servirà. Sappiamo soltanto che non andrà perduto ciò che si dona a Dio».