di Alessandro Clemenzia • Non dovrebbe più destare meraviglia il fatto che Papa Francesco riesca a offrire alcuni decisivi spunti ecclesiologici anche lì dove il contesto in cui risuonano le sue parole è apparentemente solo “pastorale”. È quanto avvenuto, per fare un esempio, nell’omelia della Messa del primo gennaio scorso, in occasione della solennità di Maria SS.ma Madre di Dio. Prendendo spunto dal Vangelo del giorno, il Papa ha presentato, nella semplicità che lo caratterizza, la forza e la portata teologica di una delle immagini più usate nella Tradizione: la maternità della Chiesa. Per argomentare quest’immagine, da sempre riconosciuta valida per esprimere la natura e la missione ecclesiali, Papa Francesco ha evidenziato lo strettissimo legame, anzi, l’“inseparabilità” tra Gesù e Maria, colei che è stata capace, egli spiega “di cogliere nel dono del Figlio l’avvento di quella «pienezza del tempo» (Gal 4,4) nella quale Dio, scegliendo l’umile via dell’esistenza umana, è entrato personalmente nel solco della storia della salvezza”. Tale intrinseco legame tra Maria e Cristo si è concretizzato in ogni momento della vita del Figlio, dall’incarnazione fino a tutto l’evento pasquale.
Solo dopo aver ribadito questa relazione, il Papa ne ha introdotta un’altra, quella tra Cristo e la Chiesa: “La Chiesa e Maria vanno sempre insieme […], e non si può capire la salvezza operata da Gesù senza considerare la maternità della Chiesa”. L’essere-madre, dunque, è il termine-chiave che lega, in riferimento a Cristo, entrambe le relazioni, tanto quella di Maria quanto quella della Chiesa, così da permettere di passare, con le dovute precauzioni teologiche (metodologiche e contenutistiche), da un riferimento mariologico ad uno prettamente ecclesiologo. Come non si può separare Gesù da Maria, così, scrive il Papa, “separare Gesù dalla Chiesa sarebbe voler introdurre una «dicotomia assurda»”. E qui il Papa ha fatto esplicitamente menzione dell’Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi del beato Paolo VI, lì dove viene affermato il profondo legame tra Cristo e la Chiesa in riferimento all’evangelizzazione: “Durante questo tempo della Chiesa è lei che ha il mandato di evangelizzare. Questo mandato non si adempie senza di essa, né, e ancor meno, contro di essa. È bene accennare a un momento come questo, quando avviene di sentire, non senza dolore, persone, che […] desiderano amare il Cristo, ma non la Chiesa, ascoltare il Cristo, ma non la Chiesa, appartenere al Cristo, ma al di fuori della Chiesa” (n. 16).
L’affermazione di un tale intrinseco rapporto tra Cristo e la Chiesa, continua il Papa, non significa naturalmente identificare i due, ma, anzi, assegnare a ciascuno la propria specificità, dove l’identità della seconda si capisce soltanto in relazione al primo; l’Ecclesia, in altre parole, ha una valenza prettamente relativa: essa è se stessa soltanto nel suo rimandare e portare a Cristo. Tale orientamento cristologico include anche il discorso sulla peculiarità della natura della fede; essa, infatti – afferma il Papa – “non è una dottrina astratta o una filosofia, ma è la relazione vitale e piena con una persona: Gesù Cristo, il Figlio unigenito di Dio fattosi uomo, morto e risorto per salvarci e vivo in mezzo a noi”.
La Chiesa, in tale orizzonte di comprensione, è il luogo in cui si può inverare l’incontro con Cristo: “Lo incontriamo nella Chiesa – afferma Papa Francesco – nella nostra Santa Madre Chiesa Gerarchica”. Quest’ultima infatti è sia colei che annuncia Cristo, che lo indica all’umanità sull’esempio di Giovanni il Battista (“Ecco l’agnello di Dio”), sia colei all’interno della quale e grazie alla quale, riprendendo le parole del Papa, “Gesù continua a compiere i suoi gesti di grazia che sono i Sacramenti”.
La maternità è quell’immagine che, secondo Francesco, esprime al meglio l’azione e la missione della Chiesa: “Infatti essa è come una madre che custodisce Gesù con tenerezza e lo dona a tutti con gioia e generosità”. La Chiesa è se stessa, in definitiva, se è relazionata a Cristo: sia perché essa è essenzialmente determinata e caratterizzata dalla Sua viva presenza (natura della Chiesa), sia perché può donarLo a sua volta a chi è altro-da-sé (missione della Chiesa). E questa dinamica introduce, nella relazione tra Cristo e Chiesa, una fortissima immanenza reciproca, andando a conferire alla realtà ecclesiale un’insostituibile configurazione: essa è il luogo in cui Cristo si rende “concreto”, nell’oggi, all’umanità. Spiega il Papa: “Nessuna manifestazione di Cristo, neanche la più mistica, può mai essere staccata dalla carne e dal sangue della Chiesa, dalla concretezza storica del Corpo di Cristo. Senza la Chiesa, Gesù Cristo finisce per ridursi a un’idea, a una morale, a un sentimento. Senza la Chiesa, il nostro rapporto con Cristo sarebbe in balia della nostra immaginazione, delle nostre interpretazioni, dei nostri umori”.