Papa Francesco e il viaggio in Svezia

648 413 Stefano Tarocchi
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ap3722973_articolodi Stefano Tarocchi • «Dovremmo scrutare più profondamente il destino di Pietro nel Vangelo. Pietro, così sosteneva san Gregorio Palamàs (monaco del Monte Athos:1296-1359), è il prototipo stesso dell’uomo nuovo, ovvero il peccatore perdonato. Cristo gli fa delle promesse riguardanti il ministero della chiesa, contro cui le porte degli inferi non prevarranno… Se nella chiesa c’è un vescovo che è l’analogo di Pietro, siamo ben lontani dalla potenza e dalla gloria: egli può essere qui solo per ricordare alla chiesa che essa vive del perdono di Dio e non ha altra forza che la croce» (Atenagora, patriarca di Costantinopoli, 1886-1972).

Queste parole, richiamate nell’intervista rilasciata da papa Francesco recentemente ad “Avvenire” (18 novembre 2016), possono interpretare l’evento accaduto lo scorso ottobre nell’arena di Malmö, terza città della Svezia, così messo in luce dallo stesso vescovo di Roma : «Rendo grazie a Dio per questa commemorazione congiunta dei cinquecento anni della Riforma, che stiamo vivendo con spirito rinnovato e nella consapevolezza che l’unità tra i cristiani è una priorità, perché riconosciamo che tra di noi è molto più quello che ci unisce di quello che ci separa».

Questo viaggio è diventato un punto nevralgico, quanto passato sotto silenzio se non avversato senza pudore, proprio allo scadere dell’anno giubilare della Divina Misericordia del magistero di Francesco, sulle orme dei suoi predecessori, da Paolo VI a Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, passando per il brevissimo pontificato di papa Luciani. Infatti papa Francesco ha così chiosato: «il cammino intrapreso per raggiungere [l’unità dei cristiani] è già un grande dono che Dio ci fa e, grazie al suo aiuto, siamo oggi qui riuniti, luterani e cattolici, in spirito di comunione, per rivolgere il nostro sguardo all’unico Signore, Gesù Cristo».

Da Giovanni XXIII (si veda Gaudet Mater Ecclesia, il discorso con cui fu aperto il Concilio Vaticano II) alla bolla di indizione del Giubileo da poco concluso (la Misericordiae Vultus di Francesco), passando per l’enciclica Dives in Misericordia di Giovanni Paolo II: sono tutti tratti che illuminano questo viaggio in terra di Svezia, che ha come centro la città di Lund, il luogo dove settant’anni fa fu fondata la Federazione luterana mondiale, che riunisce la maggior parte delle Chiese luterane maggiormente ispirate a Lutero (e non la Germania dove Martin Lutero è nato, nella città di Eisleben in Sassonia-Anhalt nel 1483). Un viaggio perciò all’interno della galassia luterana, compiuto il 31 ottobre, il giorno che simbolicamente ogni anno richiama la nascita della Riforma, dal 31 ottobre 1517 quando il monaco agostiniano affisse le famose 95 Tesi sul portale della chiesa del castello di Wittenberg, ancora in Sassonia-Anhalt.

Già la “dichiarazione congiunta”, tenuta nella Commemorazione congiunta cattolico-luterana della Riforma così si esprimeva, rilevando che le due confessioni «mentre [sono] profondamente grati per i doni spirituali e teologici ricevuti attraverso la Riforma, [confessano e deplorano] davanti a Cristo il fatto che hanno ferito l’unità visibile della Chiesa». Peraltro, è altamente significativa nella versione ufficiale la ripetizione dello stesso aggettivo “congiunta” a significare un’unità desiderata e tuttora da raggiungere nella sua pienezza, che il testo così lumeggiava: «differenze teologiche sono state accompagnate da pregiudizi e conflitti e la religione è stata strumentalizzata per fini politici. La nostra comune fede in Gesù Cristo e il nostro battesimo esigono da noi una conversione quotidiana, grazie alla quale ripudiamo i dissensi e i conflitti storici che ostacolano il ministero della riconciliazione».

È pur vero che, nota ancora la Dichiarazione congiunta, «mentre il passato non può essere cambiato, la memoria e il modo di fare memoria possono essere trasformati». Lo stesso Francesco ancora nella cattedrale luterana di Lund dirà: «Con questo nuovo sguardo al passato non pretendiamo di realizzare una inattuabile correzione di quanto è accaduto, ma di «raccontare questa storia in modo diverso» (Commissione Luterana-Cattolica Romana per l’unità, Dal conflitto alla comunione, 17 giugno 2013, 16).

E Francesco nella Malmö Arena, nell’evento conclusivo della giornata, così si è espresso: «non lasciamoci abbattere dalle avversità. Queste storie, queste testimonianze ci motivino e ci offrano nuovo impulso per lavorare sempre più uniti. Quando torniamo alle nostre case, portiamo con noi l’impegno di fare ogni giorno un gesto di pace e di riconciliazione, per essere testimoni coraggiosi e fedeli di speranza cristiana. E come sappiamo, la speranza non delude!».

La medesima dichiarazione congiunta invitava a pregare «per la guarigione delle nostre ferite e delle memorie che oscurano la nostra visione gli uni degli altri» e ad abituarsi al rifiuto di «ogni odio e ogni violenza, passati e presenti, specialmente quelli attuati in nome della religione» per ascoltare «il comando di Dio di mettere da parte ogni conflitto» e riconoscere che cattolici e luterani sono «liberati per grazia per camminare verso la comunione a cui Dio continuamente chiama».

Anche nell’omelia tenuta nella preghiera ecumenica comune all’interno della cattedrale luterana della piccola città universitaria di Lund, Francesco ha messo in luce come «cattolici e luterani [abbiano] cominciato a camminare insieme sulla via della riconciliazione». Ed ha sottolineato come «ora, nel contesto della commemorazione comune della Riforma del 1517, [abbiano] una nuova opportunità di accogliere un percorso comune, che ha preso forma negli ultimi cinquant’anni nel dialogo ecumenico tra la Federazione Luterana Mondiale e la Chiesa Cattolica».

Aprendo probabilmente un nuovo modo di leggere le due confessioni cristiane e i loro rapporti reciproci, Francesco ha aggiunto: «l’esperienza spirituale di Martin Lutero ci interpella e ci ricorda che non possiamo fare nulla senza Dio. “Come posso avere un Dio misericordioso?”. Questa è la domanda che costantemente tormentava Lutero. In effetti, la questione del giusto rapporto con Dio è la questione decisiva della vita. Come è noto, Lutero ha scoperto questo Dio misericordioso nella Buona Novella di Gesù Cristo incarnato, morto e risorto. Con il concetto di “solo per grazia divina”, ci viene ricordato che Dio ha sempre l’iniziativa e che precede qualsiasi risposta umana, nel momento stesso in cui cerca di suscitare tale risposta. La dottrina della giustificazione, quindi, esprime l’essenza dell’esistenza umana di fronte a Dio».

Quindi il papa ha concluso: «non possiamo rassegnarci alla divisione e alla distanza che la separazione ha prodotto tra noi. Abbiamo la possibilità di riparare ad un momento cruciale della nostra storia, superando controversie e malintesi che spesso ci hanno impedito di comprenderci gli uni gli altri». Per questo, Francesco ha fortemente invitato alla preghiera: «luterani e cattolici preghiamo insieme in questa Cattedrale e siamo consapevoli che senza Dio non possiamo fare nulla; chiediamo il suo aiuto per essere membra vive unite a lui, sempre bisognosi della sua grazia per poter portare insieme la sua Parola al mondo, che ha bisogno della sua tenerezza e della sua misericordia».

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Stefano Tarocchi

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