di Francesco Romano • Il 14 dicembre la Chiesa Cattolica celebra la memoria liturgica di S. Giovanni della Croce, al secolo Juan de Yepes Álvarez, il doctor mysticus, beatificato da Clemente X nel 1675, canonizzato da Benedetto XIII nel 1726 e dichiarato Dottore della Chiesa da Pio XI nel 1926. E’ patrono dei poeti e dei mistici ed è considerato uno dei più importanti poeti lirici della letteratura spagnola. Le sue opere maggiori sono: Salita al Monte Carmelo (S), Notte oscura, Cantico spirituale e Fiamma d’amor viva. Le minori sono: Poesie, Cautele, Avvisi, Massime e Lettere.
Il Santo nasce a Fontiveros, nella Vecchia Castiglia, il 24 giugno 1542. Il padre, di nobili natali, viene diseredato per aver sposato Caterina Álvarez, una giovane tessitrice. Giovanni, rimasto presto orfano, è costretto ai lavori più umili. Nel 1563 entra nell’Ordine Carmelitano e l’anno successivo è mandato all’Università di Salamanca per gli studi filosofici e teologici che completa nel 1568.
Durante il periodo di Salamanca Giovanni nutre il proposito di diventare certosino, ma la vicinanza a Teresa d’Avila fin dal 1567, appena ordinato sacerdote, lo coinvolge nel progetto di rinnovamento del Carmelo. Teresa affettuosamente lo chiama “il mio piccolo Seneca” per la sua esigua statura, ma anche per il suo stile “stoico” di vita. Il 29 novembre 1568 a Duruelo in Segovia, Giovanni inaugura con tre compagni il primo convento Carmelitano riformato. Assume il nome religioso di Giovanni della Croce in sostituzione di Giovanni di San Mattia assunto quando era novizio.Per la sua adesione alla riforma, nel 1577 Giovanni viene rapito e incarcerato a Toledo nel convento Carmelitano dell’Antica Osservanza con un’ingiusta accusa. Rimane rinchiuso per otto mesi, ma riesce a salvarsi fuggendo di notte.
Nel 1591 Giovanni chiede di essere inviato in Messico, ma si ammala e i Superiori lo destinano alla Provincia di Andalusia. Trascorre gli ultimi mesi a Jaén presso Ubeda. Muore nella notte tra il 13 e il 14 dicembre 1591 a soli 49 anni, mentre i confratelli recitano l’Ufficio mattutino. Si congeda da essi dicendo: “Oggi vado a cantare l’Ufficio in cielo.
La dottrina di Giovanni della Croce ha al centro il mistero della carità, “amare Dio è spogliarsi per Dio di tutto ciò che non è Dio” (2 S 5, 7). L’itinerario spirituale è un percorso di “purificazione” dell’anima che collabora con l’azione divina per liberarla da qualsiasi condizionamento terreno. Inizia con la purificazione dei sensi e prosegue con l’esercizio delle virtù teologali che purificano l’intenzione, la memoria e la volontà. Per questo San Giovanni della Croce insegna la necessità della “purificazione” e dello svuotamento interiore per trasformarsi in Dio. Questa purificazione non consiste nella semplice mancanza fisica delle cose o del loro uso, ma l’allontanamento da ogni dipendenza disordinata. Questa dottrina sanjuanista prende il nome di “nada y todo”, con cui il Santo rappresenta nella Salita del Monte Carmelo (1 S 13, 11) insieme a uno schizzo grafico l’ascesa al Monte della Perfezione, sintetizzata con queste parole:
“Per giungere a gustare il tutto, non cercare il gusto in niente.
Per giungere al possesso del tutto, non voler possedere niente.
Per giungere ad essere tutto, non voler essere niente.
Per giungere alla conoscenza del tutto, non cercare di sapere qualche cosa in niente.
Per venire a ciò che ora non godi, devi passare per dove non godi.
Per giungere a ciò che non sai, devi passare per dove non sai.
Per giungere al possesso di ciò che non hai, devi passare per dove ora niente hai.
Per giungere a ciò che non sei, devi passare per dove ora non sei”
Nella purificazione “attiva” l’uomo intraprende un cammino di collaborazione divina per liberare l’anima da ogni attaccamento contrario alla volontà di Dio. Per giungere all’unione con Dio la purificazione deve essere totale e soltanto con il suo intervento l’anima che si lascia trasformare in un processo di purificazione “passiva” viene disposta all’unione trasformante d’amore con Lui. E’ l’azione dello Spirito Santo che come fuoco consuma ogni impurità attraverso ogni tipo di prova, come in una notte oscura.
L’uomo si eleva vivendo le virtù teologali che perfezionano il suo impegno. La crescita della fede, speranza e carità si accompagna con l’azione purificatrice nella progressiva unione con Dio fino a trasformarsi in Lui. Quando si giunge a questa meta, l’anima si immerge nella stessa vita trinitaria da far dire a Giovanni che essa giunge ad amare Dio con il medesimo amore con cui Egli la ama, perché la ama nello Spirito Santo. Il dinamismo delle virtù teologali si apre al dinamismo dei doni dello Spirito Santo e ne trasumana il modo di vivere.
Ecco perché il Dottore Mistico sostiene che non esiste vera unione d’amore con Dio se il percorso di purificazione dell’anima non culmina nell’unione trinitaria. In questo stato supremo l’anima santa conosce tutto in Dio senza dover più passare attraverso le creature per arrivare a Lui. L’itinerario progressivo di trasformazione dell’anima apre alle grazie gratis datae cioè le grazie straordinarie dei doni mistici quando vengono raggiunti i vertici sublimi.