di Andrea Drigani • San Leone Magno, Papa e Dottore della Chiesa, vissuto nel V secolo, in uno dei suoi sermoni Natalizi diceva: «Riconosci cristiano, la tua dignità, e reso partecipe della natura divina, non voler tornare all’abiezione di un tempo con una condotta indegna. Ricordati – continuava – chi è il tuo Capo e di quale Corpo sei membro. Ricordati che, strappato dal potere delle tenebre, sei stato trasferito nella luce del Regno di Dio. Con il sacramento del Battesimo sei diventato tempio dello Spirito Santo!» Queste parole ci sollecitano, nella ricorrenza del Natale, a chiedersi, di nuovo, chi è il cristiano? Vi è una risposta molto semplice, ma anche molto profonda: cristiano è colui che è di Cristo (christianus dicitur qui Christi est), cioè appartiene a Cristo, col Battesimo, e a nessun altro. L’appartenenza a Cristo è primaria e principale, ed è superiore ad ogni altra appartenenza, ancorchè lecita. La dignità di cui ci parla San Leone Magno è il rispetto che il cristiano, consapevole della propria fedeltà al Signore, deve sentire nei confronti di se stesso e tradurre in un comportamento conseguente. San Giovanni Paolo II, tenendo conto dell’insegnamento di questo suo grande predecessore che è stato ribadito dal Concilio Vaticano II, nei due Codici canonici da lui promulgati (quello latino nel 1983 e quello orientale nel 1990) ha voluto inserire la definizione di «fedeli di Cristo» (Christifedeles), rispettivamente al can.204 § 1 e al can.7 § 1, con questo medesimo testo: «I fedeli di Cristo sono coloro che, essendo stati incorporati a Cristo mediante il Battesimo, sono costituiti popolo di Dio e perciò, resi partecipi nel modo loro proprio dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, sono chiamati a attuare, secondo la concezione giuridica propria di ciascuno, la missione che Dio ha affidato alla Chiesa da compiere nel mondo.» La dignità del cristiano riguarda tutti coloro ai quali è stato conferito il Battesimo, dal Papa al bambino che ha ricevuto questo sacramento nelle ultime ore, passando per i vescovi, i preti, i diaconi, gli sposati, i consacrati, i celibi. Bisogna ricordarsi, e far ricordare, secondo l’esortazione di San Leone Magno, chi è il nostro Capo e di quale Corpo siamo membra. Nell’approssimarsi del 25 dicembre, si assiste a un crescendo festaiolo, con negozi e strade addobbate, con pressanti inviti per fare e ricevere auguri e regali, ma si ha, talvolta, la paradossale sensazione che si stia procedendo verso una festa senza sapere, però, chi è Colui per il quale si dovrebbe far festa. Di fronte a tale ignoranza, che ha il sapore dell’assurdo, fare recriminazioni, è tempo perso; occorre, invece, che ogni cristiano sia conscio della sua dignità, poiché – ancora San Leone Magno – è stato reso partecipe della natura divina (divinae consors factus naturae), e di questa dignità ne dia testimonianza con la propria vita, che è il miglior modo di propagare la Fede. Il potere delle tenebre (potestas tenebrarum) è vero che incombe, ma è ancor più vero che da questo potere Gesù Cristo ci ha liberati per collocarci nel suo Regno, e la sua venuta tra gli uomini, celebrata dai cristiani il giorno di Natale, è motivo di immensa felicità, infatti aggiungeva San Leone Magno: «Non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne». C’è, tuttavia, il rischio che il cristiano, misconoscendo la propria dignità, finisca in una condotta indegna («L’uomo vecchio con la condotta di prima» [Ef 4,22]), non rendendo testimonianza alla Verità e inducendo gli uomini alla menzogna. La testimonianza alla Verità è la santità, che è la vocazione universale di tutti i cristiani, già adombrata nell’Antico Testamento: «Santificatevi dunque e siate santi, perché io sono il Signore, vostro Dio. Osservate le mie leggi e mettetele in pratica. Io sono il Signore che vi santifica» (Lv 20,7-8). Non è un caso, allora, che in entrambi i Codici della Chiesa cattolica è stato collocato un canone che stabilisce: «Tutti i fedeli, secondo la propria condizione, devono dedicare le proprie energie al fine di condurre un vita santa e di promuovere la crescita della Chiesa e la sua continua santificazione» (CIC can.210 e CCEO can.13). Sempre, ma in particolare nel periodo antecedente al Natale, vi è, dappertutto, una soverchiante congerie di luci artificiali e artificiose, ma quel giorno il cristiano, con la sua dignità, vuol far presente a se stesso e agli altri che viene Gesù «la luce vera quella che illumina ogni uomo» (Gv 1,9).