La centralità della “persona umana” nel discorso di Papa Francesco a Strasburgo
di Leonardo Salutati • Nel discorso al Parlamento Europeo di Strasburgo dello scorso martedì 25 novembre, Papa Francesco ha toccato molti dei i temi di grande rilevanza oggi: l’invecchiamento dell’Europa; la dignità e la trascendenza dell’uomo messe a rischio dalla sua strumentalizzazione e dall’emarginazione; il diritto alla libertà religiosa e la tutela delle minoranze religiose il cui mancato rispetto genera la persecuzione, in particolare quella dei cristiani; il dramma della povertà e quello della mancanza di lavoro che per i giovani ingenera sfiducia nel futuro; il fraintendimento e l’abuso dei diritti umani quando questi non restano saldamente connessi al perseguimento del bene comune; la diffusione dell’individualismo; il problema dell’immigrazione; la prevalenza degli aspetti tecnici su quelli antropologici che produce l’inversione dei mezzi con i fini e che conduce all’abbandono degli anziani, all’eutanasia e all’aborto; la tendenza all’omologazione che rischia di depotenziare i valori democratici; la centralità sociale della famiglia; il problema ecologico; il tema delle radici cristiane dell’Europa. Potrebbe apparire una lista delle solite denunce scontate se non fosse che oggi, tutti questi temi, stanno assumendo una drammaticità particolarmente intensa ma, soprattutto, se il Papa non avesse introdotto nel suo discorso un altro richiamo a quella dimensione dell’esistenza, la cui trascuratezza provoca ogni problema. Papa Francesco ha infatti decisamente ribadito nel suo discorso la centralità del concetto di “persona” che quando è stato posto alla base della convivenza sociale, è stato capace di generare l’ambizioso progetto politico dell’Unione Europea perseguito dai Padri fondatori. Tale concetto che illustra le caratteristiche esistenziali e trascendenti dell’essere umano, ci insegna che l’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio Trinità, ha in sé radicate la capacità e la vocazione a maturare dalla chiusa individualità alla vastità del rapportarsi agli altri attraverso il dono di sé, trovando la sua ragione d’essere nella relazione con l’altro. L’uomo, in realtà, è costitutivamente “persona”, un essere sociale perché così l’ha voluto Dio che l’ha creato. La natura dell’uomo si manifesta, infatti, come natura di un essere che risponde ai propri bisogni sulla base di una soggettività relazionale, ossia alla maniera di un essere libero e responsabile, il quale riconosce la necessità di integrarsi e di collaborare con i propri simili ed è capace di comunione con loro (CDSC 149). Per questo l’uomo ha il diritto e il dovere di svilupparsi come persona umana, in tutti gli aspetti della sua vita individuale e sociale. Il suo autentico sviluppo, pertanto, non si colloca solamente sul piano materiale e quantitativo, ma dev’essere integrale, nel senso di riguardare tutto l’uomo e tutti gli uomini. Esso consiste nel darsi, nell’essere dono per qualcuno perché, come ci ricorda il Concilio Vaticano II: «Il Signore Gesù quando prega il Padre, perché “tutti siano uno, come anche noi siamo uno” mettendoci davanti orizzonti impervi alla ragione umana, ci ha suggerito una certa similitudine tra l’unione delle persone divine e l’unione dei figli di Dio nella verità e nella carità. Questa similitudine manifesta che l’uomo il quale in terra è la sola creatura che Dio abbia voluto per se stessa, non possa ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di sé» (GS 24). Emmanuel Mounier, uno tra i più importanti pensatori della corrente personalista, esprimeva questo concetto in modo ancora più efficace quando insegnava che «si possiede soltanto ciò che si dà o ciò a cui ci si dà; non ci si può salvare da soli né socialmente né spiritualmente». È una lezione di cui l’Europa è chiamata da Papa Francesco a riappropriarsi. In particolar modo sono chiamati a riappropriarsene coloro che nella vocazione di parlamentare europeo hanno la grande missione di prendersi cura della fragilità dei popoli e delle persone. È questa l’azione politica che non solo gli europei si attendono, l’unica che consenta di superare l’odierna immagine di un’Europa un po’ invecchiata e compressa, che tende a sentirsi meno protagonista in un contesto che la guarda con distacco, diffidenza e talvolta con sospetto.