Per un cammino autentico verso Santiago de Compostela

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di Stefano Liccioli • Sono sempre di più le realtà ecclesiali (ma non solo) che, soprattutto nei mesi estivi, rilanciano la proposta di compiere, tutto o più spesso in parte, il Cammino di Santiago de Compostela.

Mi sono sono reso conto che il Cammino già di per sé costituisce una scuola di vita che insegna la conoscenza di sé, il valore della fatica per arrivare alla meta, l’importanza di saper discernere le cose essenziali per il viaggio, la solidarietà con gli altri compagni, la bellezza del Creato che invita a pensare. Fare il Cammino significa percorrere una strada segnata in centinaia di anni dai passi di uomini e donne di ogni estrazione sociale, vuol dire seguire un itinerario che non è subordinato alle logiche della moderna viabilità finalizzata alla rapidità degli spostamenti, ma che intende educare spiritualmente le persone. E come non ricordare poi tutti quei paesini che nell’era della globalizzazione non meriterebbero forse di essere menzionati, ma per un pellegrino sono preziosi perché rappresentano l’arrivo, l’accoglienza di ospiti generosi.

Infine la città di Santiago, i luoghi in cui nel 1989 sono risuonate le parole di Giovanni Paolo II alla Giornata Mondiale della Gioventù, il passaggio attraverso la Porta Santa della Cattedrale, la Messa, la preghiera sulla tomba di San Giacomo che venne ad evangelizzare la Spagna.