Lavoro: La “millennial generation” e le classifiche della vergogna

 

Il Rapporto della Commissione Ue evidenzia non solo le difficoltà che i giovani incontrano nell’affacciarsi al mondo del lavoro, ma pure tutte le conseguenze che questo comporta. Nel 2016 la disoccupazione fra i 15 e i 24 anni è stata al 37,8%, in calo rispetto al 40,3% del 2015, ma comunque la terza in Europa dopo Grecia (47,3%) e Spagna (44,4%). Chi riesce a trovare una sistemazione, invece, in più del 15% dei casi ha contratti precari (fra i 25 e i 39 anni, dati 2014), e se non ha ancora 30 anni guadagna meno del 60% di un over 60. Ne consegue che i giovani italiani escono dal nucleo familiare fra i 31 e i 32 anni, più tardi rispetto a una decina di anni fa e molto dopo la media Ue di 26 anni.

Notizie poco lusinghiere arrivano anche dall’Ocse, che ha messo l’Italia agli ultimi posti nella classifica sul mercato del lavoro. Solo il 57,7% degli italiani in età lavorativa aveva un’occupazione nel primo trimestre del 2017. Peggio fanno solo Grecia (52,7%) e Turchia (50,9%). La situazione è simile per l’occupazione femminile. Contro una media Ocse del 59,7%, l’Italia si ferma al 48,5% poco sopra il Messico (45,3%), la Grecia (44,1%), e la Turchia, più distaccata, con il 31,7% di donne occupate.