La ripresa del califfato in Turchia
shari‘a che potevano regolare il comportamento sia per i musulmani e i non-musulmani che si trovavano nei territori appena conquistati. Per mille trecento anni questo governo islamico era di pertinenza del Califfo, come guida e protettore dello stato islamico (sunnita).
Oggi, però, con il Presidente Recep Tayyip Erdogan, lo Stato turco “occidentalizzato” sta intracciandosi con quella comunità originaria musulmana che vive sotto la shari’a. Con una pretenziosità “aperta e progressista,” le promesse di Erdogan di aumentare le garanzie liberali sono state senz’altro un cavallo di Troia in cui l’uso politico della religione ha effetivamente tradito e soppresso le riforme politche e culturali di Atatürk. Dopo che la Turchia non fu ammessa come un membro-stato dell’Unione Europea, Ergdogan propose e propone al popolo turco un’identità islamica, faciendo ricordare non soltanto la gloria dei tempi ottomani, ma anche favorendo un ritorno al Califfato. Egli sostiene che il buio morale dell’Occidente che prova ad imporre la libertà ed il progresso, non è come quella kemelista, ma basata sull’ingiustizia e sull’immoralità: minaccia la vita dei cittadini turchi.
Non è la promozione di campagne anti-alcol ed anti-tabacco, che riflettono un ritorno ad uno stato islamico centralizzato quanto la sua visione politica complessiva che induce alla creazione di un governo islamico dominato dalle regole di Maometto.
di Suleyman Shah, padre del fondatore dell’impero ottomano Osman I, su una collina a nord del villaggio di Esmesi, vicino al confine turco.
Il lettore occidentale può prendere le dichiarazioni come arbitrarie o irrilevanti, ma in realtà esse sono una spinta teologica per implementare l’hakimiyyat Allah, cioè è il regno di Dio sulla terra, utilizzando un insieme di parole ispirate al mandato della shari‘a sotto la guida del Califfo.