La ripresa del califfato in Turchia

819 500 Mario Alexis Portella
  • 0

14699099354451594876563di Mario Alexis Portella Il mondo globale di oggi o, almeno molti all’interno delle diverse entità politiche, vedono l’Islam come fosse un concetto astratto/religioso a cui un 1,7 miliardi aderiscono. Questo può essere il caso dei buddisti o degli induisti che non hanno una struttura religiosa organizzata ed unificante, o come i cattolici o gli ortodossi che hanno all’interno della loro professione di fede, un quadro gerarchico che governa i fedeli nei confini del culto religioso.

L’islam storicamente nasce come una setta e come una società, oppure come una comunità politica e religiosa in cui non esisteva né istituzioni, né clero, né funzioni specializzate, e in cui il profeta Maometto era l’unico narratore ed interprete di una legge divina e trascendente che governava tutte le attività umane. Egli metteva nella sua predica lo stesso messaggio dei profeti Abramo, Mosè e Gesù, Maometto come ultimo messaggero di Dio giustificò le sue numerose incursioni e campagne militari nella penisola arabica, al fine di creare uno stato islamico in modo che tutti potessero essere governati dalla legislazione divina dettata da Allah attraverso di lui. Al fine di proteggere e propagare la nuova nazione, il corpo politico islamico, sotto la guida del califfato, sviluppò delle norme, la shari‘a che potevano regolare il comportamento sia per i musulmani e i non-musulmani che si trovavano nei territori appena conquistati. Per mille trecento anni questo governo islamico era di pertinenza del Califfo, come guida e protettore dello stato islamico (sunnita).

L’abolizione del califfato durante la revoluzione di Kemal Mustafa Atatürk, che avvene con Abdülmecid II nel 1924, e la completa estromissione dal paese di una dinastia che aveva regnato per piú di sei secoli (in Turchia), sono state attuate in modo tale che fu abbandonata l’eredità politica e religiosa del Profeta Moametto. Sotto il regime di Atatürk, la nuova repubblica secolarizzata riuscì ad arrivare ad una automia economica e ad una vera indipendenza dai potenti occidentali. Rispetto all’Islam, Atatürk fece notare che tutti i musulmani del mondo, tranne i cittadini della Turchia, erano sottoposti a dominazione straniera. Egli mantenne in pubblico la distinzione tra Islam come religione in sé razionale e lodevole, e la sua pratica corrente viziata dal fanatismo e dall’arretratezza; in contesti piú privati e confidneziali.

Oggi, però, con il Presidente Recep Tayyip Erdogan, lo Stato turco “occidentalizzato” sta intracciandosi con quella comunità originaria musulmana che vive sotto la shari’a. Con una pretenziosità “aperta e progressista,” le promesse di Erdogan di aumentare le garanzie liberali sono state senz’altro un cavallo di Troia in cui l’uso politico della religione ha effetivamente tradito e soppresso le riforme politche e culturali di Atatürk. Dopo che la Turchia non fu ammessa come un membro-stato dell’Unione Europea, Ergdogan propose e propone al popolo turco un’identità islamica, faciendo ricordare non soltanto la gloria dei tempi ottomani, ma anche favorendo un ritorno al Califfato. Egli sostiene che il buio morale dell’Occidente che prova ad imporre la libertà ed il progresso, non è come quella kemelista, ma basata sull’ingiustizia e sull’immoralità: minaccia la vita dei cittadini turchi.

Nonostante i legami di Erdogan con Necmettin Erbakan, il fondatore di Milli Görüs (un movimento turco religioso-politico in Europa che cerca di ravvivare la fede islamica tra i musulmani nella società globale), e anche con l’ISIS attraverso l’acquisto clandestino del loro petrolio, i politici occidentali, che per la maggior parte hanno un’attegiamento favorevole all’Unione Europea, hanno scelto di ignorare la natura e l’ideologia islamista di Erdogan.

Non è la promozione di campagne anti-alcol ed anti-tabacco, che riflettono un ritorno ad uno stato islamico centralizzato quanto la sua visione politica complessiva che induce alla creazione di un governo islamico dominato dalle regole di Maometto.

Egli viene accusato dal leader del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP) nella regione di Siirt, Fuat Ozgur di essere il nuovo Califfo della Turchia. Tale accusa viene ufficialmente rifiutata da Ankara, ma Erdogan si avvicine pericolosamente al sistema antecedente ad Atatürk. Nel 2015, per esempio, egli ha salutato i visitatori stranieri nel suo sontuoso palazzo a Istanbul di 1,000 camere, circondato da guardie in costume storio turco e ottomano. Egli cercando di ristabilire l’alfabeto di epoca ottomana. Ha inviato delle truppe in Siria devastata dalla guerra per rimuovere i resti di Suleyman Shah, padre del fondatore dell’impero ottomano Osman I, su una collina a nord del villaggio di Esmesi, vicino al confine turco.

Parte del successo di Erdogan è certamente frutto di una rinascita economica che fa apparire progressista e democratico ciò che è autoritario, in modo da poter conciliare l’Islam e la democrazia. Ma come egli ha detto: “Non si può essere un laico e un musulmano! Sarà o musulmano o laico! Quando entrambi sono insieme, creano il magnetismo inverso [cioè, si respingono l’un l’altro]. Per loro esistere insieme non è una possibilità! Pertanto, non è possibile per una persona che dica ‘io sono un musulmano’ di andare avanti e dire ‘io sono laico’. E perché mai? Perché Allah, il creatore del musulmano, ha il potere assoluto di governare”! Ha continuato di dire: “Quando è che la sovranità appartiene al popolo? È solo quando vanno a votare [ogni cinque anni] che la sovranità appartiene al popolo. Ma sia materialmente ed in sostanza, la sovranità appartiene incondizionatamente e sempre ad Allah”!

Il lettore occidentale può prendere le dichiarazioni come arbitrarie o irrilevanti, ma in realtà esse sono una spinta teologica per implementare l’hakimiyyat Allah, cioè è il regno di Dio sulla terra, utilizzando un insieme di parole ispirate al mandato della shari‘a sotto la guida del Califfo.

Il falso colpo di stato in Turchia e il vero controcolpo di stato (con migliaia di prigionieri militari, giornalisti, Rettori delle università, molti poliziotti) ambedue provocati dal nuovo Califfo di Istanbul sono due meccanismi apparentemente diversi ma tendenti allo stesso obbiettivo: la realizzazione di uno stato interamente islamico in Turchia sotto la guida di Erdogan. MA ATTENZIONE: a Istanbul risiede il Patriarca ecumenico ortodosso Bartolomeo I…e a Mosca c’è Vladimir Putin…

image_pdfimage_print
Author

Mario Alexis Portella

Tutte le storie di: Mario Alexis Portella