di Alessandro Clemenzia • Che la vita trinitaria possa ergersi a paradigma e grammatica dell’esistenza umana nella sua globalità sta diventando sempre più esplicito nella riflessione teologica contemporanea. E proprio su questa linea si muove il prezioso contributo di Jean Paul Lieggi, La sintassi trinitaria. Al cuore della grammatica della fede (Aracne, 2006, pp. 357).
Mio intento qui non è quello di sintetizzare in modo critico il percorso della sua riflessione, ma di far emergere quegli elementi portanti che meglio esprimono il tentativo dell’Autore di legare il lemma “sintassi” a quello di “sinodalità”.
Lieggi parte da una panoramica dei diversi modelli teologici che nel corso della storia hanno cercato di esprimere il rapporto, in Dio, tra unità e distinzione; prima ancora di enuclearli, l’Autore spiega il significato di modello e di paradigma a partire dalla riflessione epistemologica: il che conferisce – oltre ad un’inevitabile interdisciplinarità – un certo rigore al linguaggio e al metodo utilizzati. Egli individua: il modello di unità personale, che coglie l’unità divina nella persona del Padre (come fonte e origine di ogni divinità); il modello di unità assoluta, che arriva ad un’ipostatizzazione dell’essenza divina (come se Dio stesso fosse una sola persona divina); il modello inter-personale, il quale – partendo dalle intuizioni di Riccardo di San Vittore – si costruisce attorno alla dinamica agapica trinitaria, ad intra e ad extra; e, infine, il modello pericoretico-comunionale, che mette in luce non soltanto l’amore interpersonale, ma soprattutto la distinzione fra le Persone divine e il loro essere “uno” proprio in forza della loro pluralità.
A partire da questi differenti modelli, Lieggi propone il paradigma della “sintassi”, proprio per esprimere e dare ragione del rapporto tra unità e pluralità in Dio. Questo termine, spesso tradotto in italiano con “coordinazione”, è stato utilizzato da Basilio di Cesarea per contrastare coloro che negavano la divinità dello Spirito Santo (gli pneumatomachi), aggrappandosi all’ordine delle tre Persone divine così com’è presentato nella formula dossologica: al Padre, per il Figlio, nello Spirito Santo. La “sintassi”, proposta da Basilio, è una parola composta da due termini fondamentali: la taxis, che indica l’ordine delle tre Persone divine, e dunque la distinzione fra le Tre, fondata su relazioni reciproche ma asimmetriche; la preposizione greca syn, che significa “con”, “insieme”, ed esprime l’orizzontalità delle dinamiche intradivine: una relazionalità che è data dalla distinzione tra loro ed è contemporaneamente negazione di ogni qualsivoglia interpretazione subordinazionista.
Lieggi, tuttavia, non ferma la sua riflessione alla “sintassi”” trinitaria, ma coglie in quest’ultima «il parametro a cui guardare per alimentare una visione del mondo, della storia, dell’uomo e di tutta la fede cristiana» (p. 106). L’Autore compie infatti un’operazione teologica molto fine e delicata: ciò che descrive la vita in Dio diviene criterio ermeneutico per cogliere l’intelligenza intrinseca di ciò che è extra Deum. Ed è proprio il delineare la fecondità della “sintassi” per il pensiero credente l’ultimo passo compiuto dall’Autore: «La sintassi mette in luce, infatti, che c’è costantemente una “asimmetria” nelle polarità paradossali della fede, che non si può cogliere del tutto se non si entra radicalmente nella logica che sottende al rapporto fra parità e ordine, come il paradigma della sintassi trinitaria consente di percepire» (p. 109). Da queste parole si può comprendere la “sintassi” come paradigma all’interno dei differenti modelli presentati nel primo capitolo del volume.
Senza entrare in tutti gli aspetti affrontati da Lieggi, basti qui soffermare l’attenzione sulla rilevanza della “sintassi” nella riflessione sul rapporto tra primato e collegialità/sinodalità nella Chiesa; egli si inoltra nella questione a partire da quella formula sintetica tanto conosciuta quanto ancora oggetto di discussione in ambito ecclesiologico per la sua complessità, presente in Lumen Gentium 22: hierarchica communio. Secondo l’Autore, tale formula riecheggia la logica messa in luce dalla “sintassi”: “hierarchica” individua la “taxis”, “communio”, invece, il “syn”. Recuperando il documento della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa nell’assemblea di Ravenna nel 2007, la “sintassi” può divenire una formula che, applicata al rapporto tra primato e conciliarità, riesce ad affermare simultaneamente sia la loro reciproca interdipendenza, sia una taxis in virtù del protos o kephale del collegio che non finisce per obliare l’uguaglianza sacramentale di ogni vescovo.
L’opera di Jean Paul Lieggi non vuole risolvere alcuna questione teologica controversa; è un tentativo di individuare nella “sintassi” trinitaria un possibile paradigma per dischiudere la complessità legata alla sinodalità ecclesiale.