Silvano Piovanelli e la Facoltà Teologica dell’Italia Centrale

275 183 Stefano Tarocchi
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1470118323041-1772820907di Stefano Tarocchi La recente scomparsa, il 9 luglio 2016, del cardinale Silvano Piovanelli, arcivescovo emerito di Firenze, è stata l’occasione per approfondire la memoria su questo prete fiorentino, indubbiamente molto amato da tutti, laici e preti, credenti e non credenti, che l’arcivescovo Giovanni Benelli volle suo stretto collaboratore. L’allora proposto di Castelfiorentino passò da pro-vicario a vicario generale e quindi vescovo ausiliare, fino a quando nell’improvvisa scomparsa del cardinale Benelli fu nominato da Giovanni Paolo II arcivescovo di Firenze, ruolo che ha ricoperto fino al 2001, quando si è ritirato alla pieve di Cercina e quindi al Convitto Ecclesiastico, nel viale Machiavelli.

Fra tutte le grandi scelte del cardinale Silvano se ne ascrivono due in particolare che sono finite in secondo (o terzo) piano: la reti dei settimanali diocesani e la Facoltà Teologica dell’Italia Centrale.

Di altre si dovrà necessariamente riaprire la lettura: un esempio per tutte il Sinodo Diocesano, il il 34° della storia e il primo celebrato dopo il Concilio Vaticano II (1988 – 1992). Chi scrive ne ha parlato nell’ultimo colloquio che ho avuto con lui venti giorni circa prima della morte: potei vedere nella grande sofferenza della malattia gli occhi illuminarsi rammentando le figure di preti fiorentini ormai scomparsi che vi collaborarono (uno per tutti: don Enrico Chiavacci, messo a capo della commissione teologica, alla quale Piovanelli chiamò anche il sottoscritto a far parte).

Proprio Enrico Chiavacci, insieme a Valerio Mannucci, Lino Randellini, Gino Ciolini, e Raffaello Parenti, Mario Lupori, furono protagonisti nell’immediato post concilio di quel movimento, che arricchitosi via via di altri prestigiosi teologi di varie discipline che portarono dapprima all’affiliazione la Facoltà di Teologia della Pontifica Università Gregoriana (1976), durante l’ultimo periodo dell’episcopato di Ermenegildo Florit, e poi dopo il breve mandato del cardinale Benelli, all’aggregazione (1990) la medesima facoltà della PUG, intensamente cercata da Valerio Mannucci, come primo passaggio dallo Studio Teologico Fiorentino alla costituenda facoltà.

Qui non è nemmeno il caso di rammentare che questo percorso era nato molto lontano: sia detto senza polemica per quanti nel corso degli anni si sono chiesti il senso di una facoltà di Teologia a Firenze (e forse hanno operato neanche troppo nascostamente in questa direzione…), con le università romane a così breve distanza. Seguendo questa logica – mi si permetta la franchezza – da circolo ricreativo, molte altre realtà potrebbero essere discusse.

La nascita dello Studium generale florentinum (31 maggio 1348 con papa Clemente VI) ne è un esempio. L’attività di quella che si chiamò l’Università dei teologi di Firenze, confermata successivamente da papa Leone X nel 1515, proseguì di fatto inalterata fino al 1931, quando la Costituzione apostolica di Pio XI Deus scientiarum Dominus, sospese a tutte le Università ecclesiastiche (e quindi anche all’Università dei teologi) la facoltà di concedere gradi accademici, finché non avessero riorganizzati i loro quadri in conformità a nuove istruzioni. L’attività della Università solo sospesa, in attesa di espletare gli adempimenti richiesti (e da qui di fatto ricomincerà realmente nel 1990).

Dobbiamo perciò tornare all’episcopato di Piovanelli e al 1986, quando viene inoltrata all’esame della Congregazione per l’Educazione Cattolica la documentazione per la trasformazione dello Studio in Facoltà teologica: nello steso anno la presidenza della CEI riconobbe «l’opportunità di dotare il centro Italia di una Facoltà teologica e la qualificazione di Firenze ad essere sede di tale istituzione». Al tempo stesso suggeriva «che l’istituenda Facoltà si preoccupasse di sostenere e promuovere la cultura teologica nel territorio dell’Italia Centrale, anche con gli opportuni collegamenti con le istituzioni teologiche promosse da diocesi e regioni limitrofe». La stessa Congregazione per l’Educazione Cattolica riconoscendo la secolare vocazione teologica di Firenze, confermava il recente impegno e, in relazione alle nuove esigenze spirituali, incoraggiava ad affrontare con sempre maggiore attenzione e competenza le molteplici problematiche religiose attorno al tema centrale dell’uomo.

L’8 settembre 1997, natività della Beata Vergine Maria, la Congregazione per l’Educazione Cattolica emanò inopinatamente il decreto che costituiva la Facoltà Teologica dell’Italia Centrale, senza lasciarsi fuorviare da accorpamenti impropri con altre realtà accademiche. Per la città che ha la sua cattedrale dedicata a S. Maria del Fiore, unendo così la civitas e la comunità dei credenti unita intorno al vescovo, non è una circostanza casuale

Questa la storia e le sue circostanze: ma dietro, insieme a chi è stato prima rammentato, c’era indubbiamente il cardinale Silvano. Piovanelli aveva anzitutto previsto la dotazione di un fondo economico cospicuo, che permettesse alla costituenda facoltà di costruire la propria attività e ricavare sufficienti energie per il proprio mantenimento. Vi riuscì, nonostante molti ostacoli.

Ma va rammentata anche l’indubbia capacità di mediare anche presso la congregazione, il cardinale prefetto, il segretario generale e i funzionari: non è facile farsi ascoltare, mediare senza creare l’effetto paradosso contrario.

Anche per questo motivo la FTIC, che già aveva dedicato a Piovanelli il volume Il vescovo fra storia e teologia. Saggi in onore del card. Silvano Piovanelli (Vivens Homo 11 [2000], il 28 febbraio 2014, a distanza di pochi giorni dal suo novantesimo genetliaco (era nato il 21 febbraio 1924), gli conferì il Dottorato ad honorem in Sacra Teologia, memore della sua «scelta programmatica, maturata nell’ambito del Sinodo, di attivare annualmente la lettura, lo studio, la meditazione personale e comunitaria su un libro biblico proposto dalla Diocesi».

Tutto questo conduceva al filo rosso delle sue dieci lettere pastorali che si caratterizzano abbiano per lo più titoli desunti dalla Bibbia: a cominciare dalla lettera del 1983: «Cinque pani e due pesci», ripresa anche l’anno seguente, alla lettera «Lasciatevi riconciliare» (1985). La lettera «A ciascuno secondo il suo bisogno» (1986), e ancora le lettere «Siate testimoni» (1993) e «Prodigatevi nell’opera del Signore (1994), scritte sulla scia del Sinodo diocesano appena concluso – che consegnano alla chiesa fiorentina, in un cammino biennale, il Libro degli Atti degli Apostoli come primo “testo biblico di riflessione”. E quindi la lettera «Tu credi in Gesù Cristo» (1998) e «Lo Spirito dà la vita» (1999), negli ultimi due anni di preparazione al grande Giubileo del 2000, fino alla lettera «Proclamiamo l’anno di grazia del Signore» (2000).

Degna di nota è la lettera «Andiamo alla Casa del Signore» (1996), in cui il Cardinale Piovanelli, in occasione dei 700 anni della posa della prima pietra della Cattedrale, introduce il popolo di Dio, con tratto denso e tuttavia vivace, alla geografia fisica e teologica di S. Maria del Fiore, in un percorso quanto mai attuale. Piovanelli ha perseguito così una storia dell’esegesi in senso lato, che si riconduce al percorso vitale della catechesi, e comunque della comunicazione della fede.

 

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Stefano Tarocchi

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