La fraternità non è un optional, neanche nei rapporti economici

Mons_mario_Tosodi Giovanni Campanella Nell’odierno scenario di accentuato individualismo, si ritiene molto spesso che il successo economico sia il risultato di un mix di scaltrezza, aumento e implementazione delle proprie personali potenzialità, esclusiva fiducia in tali potenzialità, velocità nell’anticipare l’altro, capacità di persuadere l’altro a una malintesa “santa rinuncia”. Inserire in questo quadro il concetto di fraternità è una stonatura forte. Al massimo, si può pensare la fraternità come concessione anti-economica in vista dell’ottenimento di “punti paradiso” da far valere nei tempi ultimi. Contrapponendosi a questa visione, il vescovo Mario Toso, già Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, in un suo recente libretto intitolato “Per un’economia che fa vivere tutti” (Libreria Editrice Vaticana, 2015), accenna a considerazioni di pontefici e vescovi sull’utilità “terrosa”, palpabile, che la fraternità può (e deve) produrre. Del resto, le recenti crisi sembrano indicare che piuttosto è la mancanza di fraternità e conseguentemente l’eccesso di individualismo a produrre sensibili disutilità e danni alla collettività.

Nella Evangelii Gaudium (=EG) di Papa Francesco, Toso individua 3 messaggi principali per l’ambito economico. Il primo è che il mercato non può essere totalmente lasciato ai suoi meccanismi spontanei: è necessaria una regolamentazione. Esasperare la teoria della “mano invisibile”, ritenendo che la somma degli individualismi conduca automaticamente ad una allocazione ottimale delle risorse per tutti e probabilmente fraintendendo le originarie idee di Adam Smith, porta a effetti deleteri. Bisogna riconoscere che purtroppo esiste una forza in noi che contrasta il soffio dello Spirito: la minaccia della formazione di oligopoli e la tendenza all’abnorme concentrazione di soldi e potere in poche mani sono sempre in agguato.

In secondo luogo, la EG esorta a valorizzare la Dottrina Sociale della Chiesa (=DSC). Essa evidenzia che le relazioni interpersonali e comunitarie sono ciò su cui maggiormente l’uomo è chiamato a scommettere, traendone poi frutti anche in campo economico.

Il terzo e decisivo messaggio riguarda il nostro concetto chiave, la fraternità: la EG infatti suggerisce che «la fraternità non è una virtù da confinare nelle sacrestie o nelle chiese, ma è il lubrificante che rende le relazioni fertili, è quell’asimmetria del dono in grado di avviare percorsi di reciprocità, che rendono le interazioni umane vive e vitali» (Toso, pp. 9-10). La fraternità può trovare espressione nella prospettiva di un’economia cosiddetta “sociale”.

Caritas in veritate (=CIV) di Benedetto XVI, la logica del dono, espressione della fraternità, deve trovare posto entro la normale attività economica.