Europa: la lezione di Atene ed il gigante (Germania) senza autorità
La lezione di Atene (dopo che il “NO” alle prime condizioni poste da Bruxelles ha vinto il referendum irritando ancora di più gli altri 18 Paesi di Eurolandia) è chiara e, soprattutto, non va sprecata. Ma il conto del semestre “pueblo unido” del duo Tsipras -Varoufakis, e della carovana internazionale corsa a supportarli, è pesantissimo. In cifre aride: una manovra da 12 miliardi (il “grande no” richiesto a Tsipras valeva 8,5 miliardi di sacrifici) , oltre il 6 per cento del PIL in due anni. E’ come se l’Italia eseguisse un “aggiustamento” di Bilancio da 100 miliardi di euro entro la fine del 2016: una Finanziaria “lacrime e sangue” tipo quella varata nel 1992 dal governo Amato!
Pure un premier intimorato come Renzi (ha appena detto a Bruxelles di “non fare la maestrina”) si sta accorgendo che la battaglia contro l’austerity e per la crescita passa attraverso una tela faticosa di alleanze internazionali, di riforme interne, di tagli alla spesa (finora finiti nelle slides e nei nei libri più che nei bilanci), e infine attraverso un confronto durissimo con una Cancelliera che ha vinto tre elezioni, si appresta ad affermarsi nella quarta (2017) e dietro ha una grande coalizione e un Paese solido.
Oltre a dotarsi di nuove regole, l’Ue ha bisogno più che mai di coinvolgere i cittadini – lo ripete spesso Papa Francesco – in un processo che renda visibili i vantaggi e non solo i costi dell’integrazione. Deve chiarire dove (e perché) vuole andare, tracciando un percorso realistico e condiviso, senza farsi trascinare dall’iniziativa di Stati più forti. Lo saprà fare, pur vivendo una imbarazzante crisi di leadership in molte sue Nazioni? Soprattutto saprà convincersi rapidamente che dopo l’avventura greca, non potrà più essere la stessa? Noi europei dobbiamo soprattutto sperare che si avveri la previsione di Romano Prodi, già presidente della Commissione Ue: <A salvare l’Europa sarà una forza esterna che ci costringerà ad un compromesso». Gli Stati Uniti? La Cina ? Washington e Pechino temono entrambi un evento deflagrante. Hanno paura che uno sfaldamento progressivo dell’euro provochi una nuova tempesta in tutto il sistema economico e politico mondiale. Ancora una volta, come è accaduto in Iraq, in Ucraina e in altri scenari, l’Europa vedrà condizionate le sue decisioni da spinte esterne: americani e cinesi faranno di tutto per salvare la nostra moneta. Ma sarà l’ulteriore dimostrazione che l’Europa ha perso la sovranità su se stessa.