«L’unico Führer è Cristo». Il Beato Josep Mayr-Nusser
di Andrea Drigani • Sabato 18 marzo 2017 nel Duomo di Bolzano, il cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, su incarico del Papa, ha proclamato Beato, come martire, Josep Mayr-Nusser. Nonostante una diffusa accondiscendenza nei confronti del nazismo, vi fu un ristretto gruppo di persone che contestarono, in modo eroico, la dittatura hitleriana. Tra questi va annoverato Josep Mayr-Nusser. Nasce a Bolzano il 27 dicembre 1910 da una famiglia profondamente cattolica (un suo fratello maggiore: Jakob diverrà prete). Dopo gli studi commerciali entra a lavorare in una ditta tessile, come cassiere. Affascinato dalla figura del Beato Federico Ozanam (1813-1853), diventa confratello della Conferenza della San Vincenzo de’ Paoli, per contribuire ad alleviare le povertà. Continua a approfondire la sua cultura cristiana con la lettura e la meditazione della Sacra Bibbia e degli scritti dei Santi, tra i quali San Tommaso d’Aquino. Si mostra, inoltre, interessato alle lettere dal carcere di San Tommaso Moro, il cancelliere di Enrico VIII, che si oppose al sovrano nel disegno di staccarsi della Chiesa di Roma, e perciò fu decapitato. Accogliendo l’esortazione di Papa Pio XI per una maggiore partecipazione dei laici alla vita della Chiesa e si iscrive, nel 1936, all’Azione Cattolica, che pur essendo stata riconosciuta dal Concordato del 1929, era assai osteggiata, talvolta in maniera violenta, dal regime fascista. Il contesto sociale e politico, sia nazionale che internazionale, diviene sempre più complesso e complicato, soprattutto per chi vuol vivere un’esistenza cristiana. Josep Mayr-Nusser annota: «Dare testimonianza è oggi la nostra unica arma…Dobbiamo essere testimoni! Proviamo, prima di diventare apostoli della parola, a essere giovani cristiani e a esserlo totalmente. Lo diventiamo presso la fonte dell’altare. Su di esso vi è la Parola e il Corpo di Cristo. All’interno di esso vi sono le spoglie di coloro che gli sono stati fedeli fino alla morte». Nel 1942 si sposa con una collega di lavoro, Hildegard Staub, e l’anno dopo nasce il figlio Albert. Nel 1939 venne stipulato un accordo tra Mussolini e Hitler sull’Alto Adige, per il quale i cittadini italiani di lingua tedesca (che erano stati particolarmente vessati dal regime fascista) potevano optare per il rientro in Germania. L’80 % della popolazione optò per andarsene. Josep Mayr-Nussar non solo non volle andar via, ma si adoperò per convincere a rimanere. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, l’Alto Adige passò sotto il completo controllo della Germania. L’anno appresso, nel 1944, Hitler decide di arruolare nelle SS anche i «Dableiber», cioè gli altoatesini di lingua tedesca rimasti in Italia. Così il 7 settembre 1944, Josep Mayr-Nusser, insieme ad altri giovani, partì dalla stazione ferroviaria di Bolzano con dei vagoni stipati di uomini, e dopo un viaggio estenuante di quattro giorni, giunse a Konitz in Germania (oggi Chojnice in Polonia), per ricevere un addestramento militare e un indottrinamento politico. Il 4 ottobre 1944 nel piazzale della caserma le reclute furono schierate per emettere il seguente giuramento: «Giuro a Te, Adolf Hitler, Führer e cancelliere del Reich, fedeltà e coraggio. Prometto solennemente a Te e ai superiori designati da Te obbedienza fino alla morte. E che Dio mi assista». Josep Mayr-Nusser chiese di parlare e, di fronte a tutti, dichiarò non poter prestare il giuramento. Il comandante della compagnia gli chiese il motivo del rifiuto e Josep Mayr-Nusser precisò che erano motivi religiosi. Fu obbligato a redigere una dichiarazione scritta che divenne la sua condanna a morte. Un commilitone gli sussurrò: «Non credo che il Signore richieda questo» ed egli rispose: «Se mai nessuno trova il coraggio di dire che non è d’accordo con le loro idee nazionalsocialiste, le cose non cambieranno mai». Josef Mayr-Nusser venne messo agli arresti e il 14 novembre 1944 fu condotto a Danzica davanti al tribunale militare che lo condannò per disfattismo. Dopo un periodo in carcere, fu destinato al campo di concentramento di Dachau. Durante il tragitto il treno si fermò, per qualche giorno, a Erlangen, a causa di un’interruzione della linea ferroviaria. Josep Mayer-Nusser stremato dalla fame, dalla dissenteria e dalle angherie subite, fu condotto, a piedi, in ospedale. Il medico, però, lo rimandò indietro. Morì la mattina seguente: era il 24 febbraio 1945. In un discorso pronunciato il giorno di Pentecoste del 1936, Josep Mayr-Nusser aveva detto: «Oggi si tratta di indicare di nuovo alle masse la guida (la parola tedesca da lui usata è «Führer») che sola ha il diritto al dominio illimitato, Cristo». E’ proprio vero, com’è stato osservato, che non ci si improvvisa martiri.