Il messaggio del Papa ai giovani tra uno sguardo al passato e al coraggio per il futuro

Non intendo qui offrire né il riassunto né un commento puntuale del messaggio. Mi limiterò a sottolineare alcuni aspetti che possono essere spunti per una riflessione sulla condizione giovanile.

Quello dei “giovani-divano” è un tema di cui il Santo Padre aveva parlato durante il discorso alla veglia della Gmg di Cracovia nello scorso luglio. Si tratta di tutti quei ragazzi che preferiscono starsene comodi, in disparte, come se fossero già pensionati, invece di mettersi in gioco:«Come la giovane Maria, potete far sì che la vostra vita diventi strumento per migliorare il mondo. Gesù vi chiama a lasciare la vostra impronta nella vita, un’impronta che segni la storia, la vostra storia e la storia di tanti». Chi sta a contatto con i giovani sa quanto sia difficile farli appassionare ad iniziative o progetti, coinvolgerli nel realizzare qualcosa di grande e bello, che può costare magari qualche rinuncia o sacrificio. Essi, in diversi casi, presentano una diffidenza per ciò che è nuovo, per quello che li scuote dalle consuetudini, dalla “vita comoda”. Sembra un paradosso perché i giovani, per energie a disposizione e per età, potrebbero dare un contributo davvero significativo alla società (e per dire la verità diversi di loro lo danno).

Non è un caso, secondo me, se Papa Francesco nel prosieguo del messaggio si sofferma sulla rapporto dei giovani con il tempo, non solo il futuro, ma anche il passato:«Maria è poco più che adolescente, come molti di voi. Eppure nel Magnificat dà voce di lode al suo popolo, alla sua storia. Questo ci mostra che essere giovani non vuol dire essere disconnessi dal passato. La nostra storia personale si inserisce in una lunga scia, in un cammino comunitario che ci ha preceduto nei secoli».

La sfida educativa che interpella tutti noi adulti è quella di aiutare i giovani a non ammassare i loro ricordi come se fossero dati da archiviare in un hard disk, ma a confrontarsi con i fatti del passato (riconciliandosi con quelli più dolorosi) affinché diventino «realtà dinamica, sulla quale riflettere e da cui trarre insegnamento e significato per il nostro presente e futuro. Compito arduo, ma necessario, è quello di scoprire il filo rosso dell’amore di Dio che collega tutta la nostra esistenza».