Scuola, famiglia e quell’alleanza educativa che non c’è (o quasi)
di Stefano Liccioli • «I genitori non rimproverino gli insegnanti, ma i figli». La stampa ha sintetizzato così un passaggio di un discorso che Papa Francesco fece nel maggio del 2015 a proposito del tema famiglia ed educazione. Si potrebbe dire che il Santo Padre abbia toccato un tasto dolente, quello dei rapporti tra scuola e famiglie che, stando almeno al caso italiano, sono sempre più tesi, sempre più litigiosi. Infatti se in passato (un tempo che sembra ormai molto lontano) agli occhi dei genitori avevano sempre (o quasi) ragione gli insegnanti, ora la prospettiva è capovolta e sul banco degli imputati ci finiscono spesso i docenti, rei di essere troppo severi e esigenti oppure superficiali e svogliati. Tutto ciò al fine di assolvere e giustificare sempre i figli dalle proprie colpe scolastiche e non solo. Quello che è entrato in crisi è il rapporto di fiducia tra scuola e famiglia perché iscrivere un figlio ad un istituto scolastico non è un mero atto burocratico, ma un vero e proprio atto di fiducia: i genitori affidano i loro ragazzi a persone che influiranno su di loro con le proprie idee, con il proprio orientamento alla vita. E questo avviene anche in quei contesti educativi che si dice essere “neutrali” come la scuola statale perché qualsiasi relazione tra un adulto ed un giovane è una relazione in cui l’adulto gioca, volente o nolente, il ruolo di formatore. Questo rapporto fiduciario, si diceva, è entrato però in crisi: i genitori non riescono spesso a vedere negli insegnanti delle guide autorevoli per i loro figli e le correzioni (non solo didattiche) che essi rivolgono ai ragazzi vengono avvertite dalle famiglie non come delle indicazioni su cui lavorare, bensì come delle intromissioni, come dei giudizi sul loro operato di madre o padre. Gli insuccessi dei figli vengono vissuti come propri insuccessi ed a questo i genitori reagiscono con frustrazione, una frustrazione che sovente si trasforma in un atto d’accusa ingiustificato ed a volte usando toni aggressivi, contro la scuola.
D’altra parte questo patto fiduciario è entrato in crisi anche perché i docenti hanno smesso di vedere nei genitori degli alleati ed hanno rinunciato a cercare un rapporto di collaborazione con loro, dimenticando che non bisogna mai arrendersi.
Proviamo, anche con l’aiuto del magistero, a ristabilire i corretti rapporti tra scuola e famiglia. La Gravissimum educationis recita:«I genitori, poiché hanno trasmesso la vita ai figli, hanno l’obbligo gravissimo di educare la prole: vanno pertanto considerati come i primi e principali educatori di essa. Questa loro funzione educativa è tanto importante che, se manca, può appena essere supplita» (Gravissimum educationis, n. 3). Anche la Lumen gentium afferma che i genitori sono i primi responsabili dell’educazione dei loro figli (Lumen gentium, n. 11). Non solo dell’educazione alla fede, ma dell’educazione in generale. Essi hanno la prima responsabilità di tale formazione, anche se non ne sono gli unici attori, hanno cioè bisogno nel realizzare il suo compito specifico del sostegno di altra agenzie educative come la scuola appunto. Cercare un sostegno non vuol dire però concedere una delega in bianco a professori, catechisti o altri formatori perché non si ha tempo per i propri figli a causa del lavoro o perché ci sente inadeguati (quasi imbarazzati) di fronte alle nuove esigenze dei figli, diventando per reazione apprensivi e paralizzati dalla paura di sbagliare. Nel suddetto discorso Papa Francesco osserva che in questi casi spesso le famiglie si affidano ai cosiddetti “esperti”, «che hanno occupato il ruolo dei genitori anche negli aspetti più intimi dell’educazione. Sulla vita affettiva, sulla personalità e lo sviluppo, sui diritti e sui doveri, gli “esperti” sanno tutto: obiettivi, motivazioni, tecniche. E i genitori devono solo ascoltare, imparare e adeguarsi».
In questo la scuola (se anch’essa fa un cammino di conversione e di maggiore attenzione a questi processi piuttosto che a tanti, troppi adempimenti burocratici) può essere davvero di aiuto in nome di un’efficace e ricostituita alleanza educativa che vede i genitori non limitarsi a controllare l’operato degli insegnanti, ma a collaborare con loro per il bene dei ragazzi e delle ragazze.