L’Europa sotto attacco in un mondo senza Leadership

Il panorama mondiale è segnato dal disordine internazionale: lo sostiene da tempo un analista attento, Ennio Di Nolfo. La Cina, seconda potenza globale, rafforza il proprio potenziale militare, navale e spaziale, avanza sorniona in Asia Centrale e nel Mar Cinese meridionale, dove costruisce isole artificiali, vere basi militari, e minaccia i Paesi minori del Pacifico con pretese territoriali. Semina apprensione in Corea del Sud e in Giappone anche per il comportamento ambiguo verso l’avventura nucleare di Pyongyang. Pechino nasconde poi il Pil in flessione e le contraddizioni insite nelle crescenti disparità del capitalismo tipico del partito-Stato, nella trasformazione demografica, in quella sociale e nell’inurbamento che generano una forte domanda interna. Nonostante il declino economico e demografico, il crollo del rublo e del petrolio, la trepidazione sociale e politica, le sanzioni per l’Ucraina, la Russia (seconda potenza nucleare) vive l’esaltazione nazionalista che nutre la popolarità di Putin, ignorando il lento accerchiamento della Cina.

C’è “trasversalità” nei concorrenti di entrambi gli schieramenti: sembra fatta apposta per confondere ulteriormente un elettorato già disorientato anche per il dilagare del populismo umorale o ideologico, malattia che l’America condivide ormai con i Paesi europei. I Repubblicani tradizionali non si riconoscono nel folkloristico Donald Trump dall’insulto facile e nei proclami di Cruz e Rubio, in cui non ritrovano le amate dottrine conservatrici e l’ottimismo di Reagan. La tradizione dei Democratici è a disagio di fronte alla disinvoltura di Hillary Clinton (per cui tifano in molti dalle nostre parti) e non apprezza appieno il richiamo “socialista” del settantaquattrenne Sanders, che attrae i più giovani. Le primarie riservano spesso sorprese. Tuttavia, la sfida di novembre per la Casa Bianca sembrerebbe restringersi all’ex First Lady già Segretario di Stato e a Donald Trump, anche se l’establishment repubblicano cerca affannosamente un candidato credibile da contrapporgli alla Convenzione di Cleveland. Si parla anche della discesa in campo dell’ex sindaco di New York Michael Bloomberg, ma come indipendente, un’esperienza finora rivelatasi sempre perdente persino per Roosevelt.

Se Atene piange, Sparta non ride. L’Europa, ancora alla ricerca di una sua identità, passa giorni tragicamente sconnessi tra gli attacchi del terrorismo islamico, la crescita impalpabile da cui non riesce a emergere, i problemi politici che condivide purtroppo con l’America, l’assedio dei disperati alle frontiere, l’obiettiva divisione interna che la strazia nelle emergenze e nel dissenso dalla Grecia al Regno Unito, e il travaglio che contrappone tanti dei suoi litigiosi membri a volte animati da grettezza e faciloneria. Mancando un’autorevole e riconosciuta “guida”, ha difficoltà a guardare a un vero orizzonte mondiale, al compito che le avevano assegnato i Padri Fondatori. Con una Casa Bianca indebolita, sarebbe ancor più difficile immaginare quale equilibrio mondiale possa formarsi e con quali protagonisti.