L’Ultima
Si pubblica l’introduzione di Giovanni Pallanti al suo libro: «L’Ultima. Scrittori, artisti e teologi tra cattocomunismo e fascismo», che esce in questo mese di maggio.
di Giovanni Pallanti • Chi prende in mano questo libro, come capita a chiunque entri in una libreria, avrà già letto la quarta di copertina. In sintesi lì c’è tutto quello che «L’Ultima» ha rappresentato nella cultura e nella ricerca teologica della seconda metà del Novecento in Italia e non solo.
Vide la luce subito dopo la Seconda guerra mondiale, con lo sguardo rivolto in modo particolare alla cultura francese ed ebbe una serie di pubblicazioni importanti fino al 1956: l’anno in cui morì Papini e quando padre Ernesto Balducci decise di fondare «Testimonianze». Finì esausta per mancanza di originalità nei primi anni Sessanta del secolo scorso.
Questo libro guarda soprattutto agli anni dal ’46 al ’56.
«L’Ultima» fu la zattera letteraria su cui si arrampicarono molti intellettuali, cattolici e no, naufraghi della Seconda guerra mondiale. Alcuni di loro, come Papini, erano stati interventisti nei primi anni del Novecento e furono fieri dell’Italia vincitrice della Prima guerra mondiale. Vittoria, quella dell’Italia, sostanzialmente effimera, che era costata migliaia di morti e di feriti. Gli scontri tra fascisti, socialisti e comunisti tolsero di mezzo qualsiasi ipotesi di vita democratica nell’Italia degli anni Venti del secolo scorso. Con l’affermazione del fascismo, a cui aderì anche Giovanni Papini, il popolo italiano co-nobbe un regime autoritario che con lo sbarco in Sicilia degli eserciti angloamericani finì nel luglio del 1943. Poi ci fu la sanguinosa parentesi della Repubblica di Salò e della piena e totale dipendenza di Benito Mussolini da Adolf Hitler. Alla Repubblica di Salò aderirono in diverso modo sia Giovanni Papini che Attilio Mordini, scrittore su «L’Ultima» dal 1953 al 1962. In Francia, invece, Francois Mauriac, premio Nobel per la letteratura nel 1952, si schierò con il generale De Gaulle nella resistenza contro il nazifascismo e Maritain diventò, durante la Quarta Repubblica, frutto della resistenza non solo gollista al regime del maresciallo Petain, ambasciatore di Francia presso la Santa Sede. Ambedue fecero una scelta democratica e antitotalitaria.
Molti degli scrittori de «L’Ultima» fecero invece, anche dopo la Seconda guerra mondiale, scelte diverse. Molti di loro, anche per ragioni anagrafiche, furono fascisti. Alcuni lo rimasero anche dopo il 1945. Altri diventarono comunisti, come Gozzini.
Attilio Mordini, già ricordato, fu vicino alla polizia politica della Repubblica di Salò e rimase in modo suggestivo fascista anche dopo la Seconda guerra mondialeI.
Ernesto Balducci e Mario Gozzini maturarono in questi anni la loro scelta: Balducci, come detto, alla metà degli anni Cinquanta, fondò la rivista «Testimonianze» e Gozzini iniziò un percorso politico che lo portò nel 1976 a es-sere eletto senatore nelle liste del Partito Comunista come “indipendente”.
Giorgio La Pira e Piero Bargellini furono nel mondo cattolico fiorentino quelli che fecero la scelta cristiana e democratica alternativa al comunismo e al fascismo come fecero quegli intellettuali cattolici francesi già ricordati. Piero Bargellini era stato anche un eroico combattente nella Prima guerra mondiale, decorato di medaglia d’argento al valor militare. Dopo il 1945 Bargellini si schierò contro ogni totalitarismo. Ambedue diventeranno sindaco di Firenze e parlamentari eletti nelle liste della Democrazia Cristiana.
Quindi «L’Ultima» fu davvero una zattera su cui salirono per poco o molto tempo scrittori, artisti e teologi che fecero negli anni che gli rimasero da vivere scelte alternative tra di loro.
Un’attenta riflessione di quello che succede oggi in Italia e nel mondo fa ben comprendere il dramma, apparentemente lontano, degli Ultimi. Scandali, corruzione e guerre che si combattono in varie parti dello scacchiere geopolitico rendono attuale la lettura di queste pagine.
Silvano Panunzio, ancora un esempio, su «L’Ultima» proponeva un’intesa teologica e politica tra il cattolicesimo e l’islam come fanno alcuni intellettuali ancora oggi. Panunzio, combattente nella Seconda guerra mondiale, rimase chiaramente, anche dopo il 1945, un teorico di un fascismo mistico con lo sguardo rivolto a Oriente: senza esplicitarlo, Panunzio riproponeva nel rapporto positivo tra cattolici e islamici il dna di un fronte potenzialmente antiebraico già sperimentato dal nazismo.
Quindi questo libro è utile per comprendere gran parte di quello che accade oggi o potrebbe accadere domani, di bene e di male, a una civiltà come quella occidentale giunta agli estremi limiti di resistenza dopo i quali c’è il rischio della sua estinzione in nome della “globalizzazione”.