Gioco d’azzardo, l’eroina del Terzo Millennio

612 459 Antonio Lovascio
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oratorio.jpgww-kYCH-U43380217003125y3C-1224x916@Corriere-Web-Bergamo-593x443di Antonio Lovascio • Repetita juvant? Non ci illudiamo. Comunque riprendiamo volentieri un tema già trattato: le ultime statistiche sul gioco d’azzardo, diffuse dopo il recente accordo Stato-Regioni-Comuni, stanno creando un nuovo motivato allarme. Anche perché è ben lontana la stretta sulle sale e i punti di vendita, ed aleatoria la possibilità di vedere introdotte, nonostante trionfalistici annunci, normative più rigide a livello regionale. Non è stato poi sciolto l’equivoco di fondo: lo Stato continua ad esercitare allo stesso tempo l’azione di vigilanza e fornire in regime di Monopolio le macchinette mangiasoldi; quindi incassa la decima parte dei proventi di questo gigantesco business (spesso orchestrato dietro le quinte dalla criminalità organizzata), che si aggira ormai sui centro miliardi di euro l’anno. Per il governo questa fetta di “torta” è quasi l’equivalente di una Legge Finanziaria.

Difficilmente anche il Premier che dopo le elezioni di primavera succederà a Gentiloni rinuncerà a questi introiti, pur sapendo che nell’altra faccia delle monete è indelebilmente incisa una “piaga sociale” che si va sempre più estendendo, soprattutto in Lombardia, Lazio, Campania. Ed anche in Toscana – settima nella classifica nazionale – dove si buttano via non meno di sei miliardi ogni dodici mesi (10 mila al minuto) bruciati da ventimila apparecchi , slot machine e video-lottery , che ormai superano i posti-letto ospedalieri. Gli effetti più evidenti? Qui sono almeno 30 mila i “dipendenti “ da gioco d’azzardo, di cui 1.300 in cura presso i Sert: Regione ed ASL con i piani di assistenza sanitaria nei centri specializzati e nelle comunità terapeutiche sono costrette a spendere parte di quello che lo Stato incassa.

Allora si comprende perché su questa complessa emergenza (resa ancor più confusa da contraddittorie sentenze della Giustizia Amministrativa) in sede di Conferenza unificata Stato-Comuni-Regioni si è registrato un aspro confronto, in quanto le proposte iniziali del Governo sono state ritenute del tutto insoddisfacenti, addirittura bocciate dalle Associazioni che si battono per un coraggioso “giro di vite”. In particolare perché mancavano impegni precisi su temi essenziali come quelli del divieto di pubblicità (devastante quella televisiva!) e del gioco on line e sul recepimento delle numerose proposte avanzate dalla Commissione di inchiesta Antimafia per contrastare la forte presenza delle organizzazioni criminali. Preoccupava la previsione di punti gioco (dotati di certificazione di livello “A”) sottratti alle discipline restrittive adottate da Regioni e Comuni: la genericità dei requisiti per rientrare nella classe “A” lasciava infatti spazio ad un numero assai elevato di “mini-casinò”, in contrasto con l’esigenza di una forte riduzione dell’offerta di gioco. Con un emendamento proposto dall’Alto Adige è stata però salvaguardata l’autonomia di Regioni ed Enti locali, che ora almeno sulla carta possono adottare misure più restrittive del gioco in funzione del contrasto della ludopatia. Vedremo chi tra loro avrà il coraggio di cambiare rotta!

Da sempre la Chiesa è in prima linea per arginare questo fenomeno: ne sono devastate centinaia di migliaia di persone che si giocano letteralmente gli stipendi, la vita, le case, per il gioco d’azzardo e per le slot machine, e che spesso sono vittime degli usurai. Papa Francesco più volte ci ha messo in guardia, definendo questo vizio un “cancro sociale”: <Quando il capitalismo fa della ricerca del profitto l’unico suo scopo, rischia di diventare una struttura idolatrica, una forma di culto. La “dea fortuna” è sempre più la nuova divinità di una certa finanza e di tutto quel sistema dell’azzardo che sta distruggendo milioni di famiglie del mondo. Questo culto idolatrico è un surrogato della vita eterna>.

Educare, prevenire, reprimere, con interventi in famiglia, nella scuola e nella società. La ludopatia colpisce fin da bambini e non finisce più. Gi specialisti chiamati a curarla si trovano di fronte padri di famiglia cinquantenni, come donne anziane o addirittura ragazzini di quindici anni. Avviati al gioco dalla complicità dello Stato, che finora non è nemmeno riuscito a vietare l’apertura di sale nelle vicinanze di scuole, oratori e dei centri abitati,ad evitare che ci siano occasioni di tentazioni sotto casa.

I genitori devono aiutare i loro figli a non crescere totalmente assorbiti da cellulari e smartphone con cui convivono dalla mattina alla sera. C’è invece la tendenza di molte mamme e papà di affrettarsi a pagare la ricarica telefonica per far giocare i loro ragazzi. Proprio lì inizia l’assuefazione: perché dal passatempo banale poi si passa facilmente al gioco ripetitivo, continuativo. Davanti alle slot machine, l’eroina del Terzo Millennio

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Antonio Lovascio

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