Diritto e ordinamento statuale nella Riforma luterana
La visione negativa che Lutero aveva del diritto, quale strumento voluto da Dio per governare i malvagi, ma non concepito per i veri cristiani, portò alla destrutturazione di quel sistema di regole che la Chiesa aveva sapientemente elaborato durante il medioevo, raccolte nel corso di quattro secoli nel Corpus Iuris Canonici.
Per la Riforma il principe è mediatore e ministro di Dio con il compito di organizzare lo Stato di diritto, uno Stato in cui la norma si ispira al diritto divino. Come un padre di famiglia per i suoi figli, il principe è coadiuvato da funzionari di varia competenza, ma soprattutto uomini di fede e tenuti in grande stima. Progressivamente, ma anche speditamente, si ha una fioritura di codici in materia di religione come compendi che includono riti, liturgie, preghiere ecc., ma anche norme disciplinari e sanzioni per i trasgressori.
Insieme ai libri mandati al rogo Lutero volle simbolicamente cancellare il diritto canonico rappresentato dal Corpus Iuris Canonici e con esso il complesso di regole giuridiche della Chiesa medievale con le quali aveva creato una struttura gerarchica a sostegno del potere temporale nel quale era totalmente caduta.
Nelle università tedesche il diritto e i giuristi recuperano il loro prestigio. Numerosi trattati scientifici che delineano i principi generali fanno la loro comparsa e offrono criteri teorici per dare sistematicità alla massa voluminosa di norme scaturite da casi concreti. Il parere dei professori di diritto diventa vincolante per i giudici che di prassi si rivolgono a loro per risolvere casi complicati.
La Riforma luterana passando molto presto dalla Germania ai paesi europei si rivelò pertanto anche una riforma del diritto e degli ordinamenti statuali.