Il primo libro di Giannozzo Pucci

221 300 Giovanni Pallanti
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pucci_staffdi Giovanni Pallanti • Giannozzo Pucci, abitante in Palazzo Pucci in via de’Pucci in Firenze è il Marchese Pucci di Barsento. Questa sommaria sintesi della vita del personaggio in questione è fondamentale per spiegare il suo primo libro: “La Rivoluzione Integrale, idee e proposte ispirate all’ecologia integrale dell’Enciclica Laudato Sii”.

Il libro è edito dalla Libreria Editrice Fiorentina, prestigiosa casa editrice cattolica fondata ai primi del Novecento che, oggi, ha sede in Palazzo Pucci, in via de’Pucci ed è di proprietà del Marchese Giannozzo Pucci di Barsento. Questo interessante libro dell’editore e scrittore fiorentino difficilmente sarebbe stato pubblicato da un’altra casa editrice. In 255 pagine (indice compreso), l’aristocratico fiorentino, infatti, tratta quasi tutto lo scibile umano in ampi capitoli: 1) Nell’anima della natura; 2) La conversione della conoscenza; 3) La conversione della politica: politici commercianti o politici maestri?; 4) La conversione dell’economia; 5) Ordine e diritto; 6) Avamposti di una rivoluzione omeopatica. Qualcuno rimarrà meravigliato che Giannozzo Pucci noto intellettuale ed editore pubblichi a 73 anni il suo primo libro. Lui ha scritto articoli e prefazioni ma libri veri e propri mai. Questo è il primo. Ma veniamo all’opera dell’esordiente scrittore: il povero recensore non può entrare nei dettagli in poche righe di valutazione: potrebbe scrivere un altro libro. Ma non sarebbe più una recensione, per questa ragione mi limito a raccontare alcuni esempi tratti dal Volume di Giannozzo Pucci. A pagina 102 c’è un lungo capitolo “La nobiltà e le virtù”, dove partendo dal Medioevo, Pucci racconta come la nobiltà italiana sia fondata sull’ordinamento feudale dopo le invasioni barbariche che riportarono in vigore ed estesero il regime dei beni comuni […] “la nobiltà dei feudatari – scrive ancora l’autore di Rivoluzione Integralenasceva anche dall’economia curtense che rendeva il feudo autonomo: l’autonomia è un’espressione di nobiltà e la vera sovranità politica è basata sulla sovranità alimentare”. Per quanto riguarda la vita economica la contestazione del libero mercato è frontale e l’alternativa, secondo Pucci, è l’antica visione del mercato di scambio che ha il suo fondamento sull’agricoltura e sul diritto di ogni persona ad una qualche forma di alimentazione. A pagina 142 Giannozzo Pucci inserisce una citazione dell’economista Federico Caffè, che chiarisce questa idea di mercato : “poiché il mercato è una creazione umana l’intervento pubblico ne è una componente necessaria e non un elemento distorsivo e vessatorio“. In altre parole la produzione e gli scambi delle merci vanno sottoposti ad un’etica pubblica. Infatti, sempre Pucci scrive che ”l’etica del governo nel Rinascimento è rappresentata simbolicamente a Firenze dal Granaio di Orsanmichele, dove lo Stato stivava il grano comprato al momento della mietitura per rivenderlo quando i commercianti privati alzavano troppo il prezzo. Il governo interveniva nell’economia per evitare profitti esosi, controllare la bramosia dei più ricchi e far trionfare la ragione della solidarietà sull’irrazionalità dell’egoismo. Non era Marxismo statalista – scrive ancora Pucci – non era lassismo verso la legge del più forte, era un’architettura politica che contrastava la miseria proteggendo la libertà dei piccoli dall’ingordigia dei grandi commercianti di grano”. Come si può capire da queste citazioni, questo libro/miscellanea è il frutto di un uomo avventurosamente intelligente che può a ben diritto appartenere agli “aristocratici sovversivi” o irregolari rispetto al comune senso della vita.

Con un po’ di pazienza è un libro da leggere.

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Giovanni Pallanti

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