di Francesco Romano • “Misericordiae vultus” sono le prime parole che danno il titolo alla bolla di indizione del “Giubileo Straordinario della Misericordia” pubblicata da Papa Francesco l’11 aprile 2015, vigilia della II domenica di Pasqua o della Divina Misericordia. Per comprendere la portata di questo evento è utile iniziare col chiarire il significato delle tre parole contenute nel titolo della bolla: “giubileo”, “straordinario”, “Misericordia”.
Il giubileo affonda le sue radici nella tradizione ebraica. Jubilaeum è la trascrizione latina fatta da S. Girolamo nel IV sec. di derivazione dalle tre parole ebraiche jôbel, per indicare l’ariete dalle cui corna si ricavava un particolare tipo di tromba; jôbil “richiamo” nel senso di conversione; jôbal, remissione dei peccati. Il Libro del Levitico (cap. 25) contiene le norme della celebrazione dell’anno particolarmente consacrato al Signore o “anno giubilare”. Al popolo ebraico veniva chiesto di far suonare il corno (jôbel) ogni quarantanove anni per richiamare (jôbil) il popolo a vivere la santità del cinquantesimo anno e a proclamare la remissione o liberazione (jôbal) per tutti gli abitanti. Ogni cinquanta anni con il riposo della terra per rendere più fertile la coltivazione, era proclamata la liberazione per tutti gli ebrei con il recupero della proprietà venduta per necessità o confiscata e l’emancipazione dalla condizione di schiavitù in cui erano caduti. Era una ricorrenza che restaurava l’ordine sociale, l’equa ripartizione dei beni, i rapporti fraterni nella giustizia e solidarietà, attenuando gli effetti della miseria ed emarginazione prodotti in cinquanta anni.
Il giubileo fa il suo ingresso nel Nuovo Testamento quando Gesù recatosi a Nazareth, entra nella sinagoga e legge un passo di Isaia che proclama “l’anno di grazia del Signore” (Lc 4, 18-19; Is 61, 1-2) e l’adempimento della Scrittura di cui parlava il profeta. Gesù porta a pienezza il significato dei precetti del giubileo ebraico e rivela che è lui il Messia di cui si parla nel brano di Isaia dando inizio alla salvezza e alla “pienezza del tempo”. Tutti i giubilei si riferiscono a questo tempo e riguardano la missione messianica di Gesù. Nella Chiesa cattolica l’anno giubilare è l’anno di Cristo, cioè l’anno della remissione dei peccati, della riconciliazione, della conversione e della penitenza sacramentale. Giubileo è detto anche “Anno Santo” perché la sua finalità è di promuovere la santità della vita apportatrice anche di gioia, da qui jubilium e jubilaeum accomunati dalla stessa etimologia. Il primo giubileo ordinario romano a carattere universale che nasce come indulgenza plenaria risale al 22 febbraio 1300 indetto da Bonifacio VIII con la bolla Antiquorum habet per assicurare ai fedeli in stato di grazia la remissione totale delle pene temporali dovute ai peccati attingendo al patrimonio inesauribile della Chiesa per i meriti di Cristo, della Beata Vergine e dei Santi per il principio di solidarietà fraterna che unisce i vivi e i defunti, una solidarietà soprannaturale basata sulla reversibilità dei beni.
I termini “ordinario” e “straordinario” fanno riferimento ai giubilei indetti negli anni santi secondo scadenze fissate dai Pontefici, oppure indetti in via straordinaria per le motivazioni contingenti del momento. Bonifacio VIII stabilì che il giubileo venisse celebrato ogni 100 anni, ma in realtà già nel 1350 fu indetto il secondo giubileo perché Clemente VI il 27 gennaio 1343 con la bolla Unigenitus Dei Filius fissò la periodicità delle celebrazioni a 50 anni. Urbano VI con la bolla Salvator noster Unigenitus dell’8 aprile 1389 abbassò a 33 anni la ricorrenza del giubileo in ricordo degli anni di vita terrena di Gesù. I successivi giubilei furono indetti a intervalli variabili, così fecero Martino V nel 1423 e Niccolò V nel 1450. Paolo II con la bolla Ineffabilis providentia del 19 aprile 1470 stabilì che i giubilei venissero celebrati ogni 25 anni a partire dal 1475 e tale frequenza è rimasta in vigore fino ai nostri tempi. I giubilei ordinari o “massimi”, incluso quello del 2000, fino a oggi sono stati 26, mentre il prossimo Anno Santo sarà nel 2025. Dal XVI secolo furono intervallati numerosi giubilei straordinari o “minori” durati da soli pochi giorni fino a un anno, indetti per intensificare la pietà dei fedeli in particolari circostanze o nelle ricorrenze di carattere religioso come quelli indetti da Pio XI nel 1933-’34 e da Giovanni Paolo II nel 1983-’84 rispettivamente per la ricorrenza del 1900° e 1950° anno della morte di Cristo, oppure quello indetto da Benedetto XVI come speciale anno giubilare dal 28 giugno 2008 al 29 giugno 2009 in occasione del bimillenario della nascita dell’Apostolo Paolo di Tarso.
Il Giubileo straordinario della “Misericordia” è stato indetto da Papa Francesco “come tempo favorevole per la Chiesa perché renda più forte ed efficace la testimonianza dei credenti” (Bolla, n. 3) che ha scelto come data di inizio la giornata dell’8 dicembre 2015 per ricordare il 50° anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II e il sentiero da esso tracciato secondo le parole pronunciate da San Giovanni XXIII all’apertura del Concilio: “Ora la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore […] mostrarsi madre amorevolissima di tutti, benigna, paziente, mossa da misericordia e da bontà verso i figli da lei separati” (Bolla, n. 4). La parola misericordia esprime il grande mistero d’amore nel quale Gesù pone l’istituzione dell’Eucaristia e con il quale ha vissuto la sua passione e morte che si sarebbe compiuto sulla croce (Bolla, n. 7). Secondo le parabole di Gesù la misericordia rivela la natura di Dio come quella di un Padre, è la parola chiave per indicare l’agire di Dio verso di noi (Bolla, n. 9), è l’architrave che sorregge la vita della Chiesa. L’amore misericordioso e compassionevole è il percorso che la Chiesa deve fare per essere credibile (Bolla, n. 10). Il motto dell’Anno Santo è “Misericordiosi come il Padre” e nella misericordia abbiamo la prova di come Dio ci ama. Per esserne capaci dobbiamo prima di tutto metterci in ascolto della Parola di Dio (Bolla, nn. 13-14). In questo senso il Papa auspica che i fedeli riflettano sulle opere di misericordia corporale (dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere i malati, visitare i carcerati, seppellire i morti) e spirituale (consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti).
Le condizioni per ottenere l’indulgenza giubilare in linea generale fanno riferimento alle norme sulla disciplina delle indulgenze e segnatamente alla Costituzione Apostolica Indulgentiarum doctrina di Paolo VI e all’Enchiridion indulgentiarum della Penitenzieria Apostolica. La definizione di “indulgenza” si ritrova anche al can. 992 del Codice di Diritto Canonico. Ulteriori precisazioni sono contenute nella “Lettera del Santo Padre Francesco con la quale si concede l’indulgenza in occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia” pubblicata il 1° settembre 2015. Purtroppo, l’accentuazione mediatica sull’apertura della Porta Santa, a non pochi fedeli ha dato l’impressione che per ottenere l’indulgenza giubilare sia sufficiente il solo varcarla. In realtà, nella bolla d’indizione Papa Francesco richiama la centralità del sacramento della Riconciliazione per poter toccare con mano la grandezza della misericordia (Bolla, n. 17). I presupposti per beneficiare dell’indulgenza plenaria, cioè della remissione di tutta la pena temporale (pena eterna) dovuta ai peccati, sono: a) essere battezzato, b) non scomunicato, c) in stato di grazia mediante la confessione sacramentale e l’assoluzione del sacerdote; d) escludere qualsiasi affetto anche per il solo peccato veniale; e) pregare secondo le intenzioni del Papa e fare la professione di fede; f) compiere a scelta un’opera di misericordia, di carità, di penitenza; g) fare un pellegrinaggio verso una Porta Santa. L’indulgenza può essere applicata anche a favore dei defunti a modo di suffragio, ma nessuno può applicare le indulgenze a favore di altri che siano ancora in vita (cf. Enchiridion indulgentiarum, nn. 3-4).
Un pensiero particolare del Papa è rivolto alle donne che portano nel loro cuore la ferita per aver fatto la scelta sofferta e dolorosa dell’aborto. Per rendere più facile accostarsi al sacramento della Riconciliazione a chi si è reso responsabile del delitto di aborto, il Papa ha esteso per l’Anno Giubilare a tutti i presbiteri, incluso i sacerdoti della Fraternità San Pio X, la facoltà di rimettere la pena della scomunica esortandoli a coniugare parole di genuina accoglienza con una riflessione che aiuti a comprendere il peccato commesso e indicare un percorso di conversione. Un’altra iniziativa del Papa è di inviare nella Quaresima di questo Anno Santo i “Missionari della Misericordia”, sacerdoti con l’autorità di perdonare anche i peccati riservati alla Sede Apostolica. Nelle Diocesi i Vescovi organizzeranno le “missioni al popolo” in modo che questi Missionari siano annunciatori della gioia del perdono. Il Papa rivolge il suo pensiero anche ai malati. Il mistero della passione e morte del Signore indica la via maestra per dare senso al dolore e alla solitudine. Vivere con fede e gioiosa speranza questo momento di prova ricevendo la comunione o partecipando alla santa Messa, anche attraverso i mezzi di comunicazione, sarà per loro il modo di ottenere l’indulgenza giubilare. Riguardo ai carcerati, nelle cappelle delle carceri potranno ottenere l’indulgenza, e ogni volta che passeranno la porta della loro cella, rivolgendo il pensiero e la preghiera al Padre, possa questo gesto significare per loro il passaggio della Porta Santa.
La conclusione del Giubileo avverrà il 20 novembre 2016, solennità liturgica di Gesù Cristo Signore dell’universo con la chiusura della Porta Santa.