Verità e false notizie ai tempi di facebook
Il modello precedentemente indiscusso, per cui si cedono informazioni personali per ricevere servizi gratuiti “on line”, viene improvvisamente messo sotto accusa. E, in pochi giorni, si rovescia l’atteggiamento nei confronti della Rete che, secondo le più recenti analisi, ha perso la sua “sacralità” e, con questa, la fiducia dei cittadini. Ora i Social sono visti come generatori e moltiplicatori di “fake news”, che hanno un respiro temporale lungo e sono sostenute dalla spinta dello sciame e per questo sono in grado di spostare voti, creare allarmismi e manipolare le masse. Il web doveva essere la nuova prateria della conoscenza, il luogo della scorribanda del pensiero e dell’incontro dei nuovi saperi, liberi di viaggiare facendosi beffa delle frontiere nazionali. Sta invece diventando un recinto ristretto, dove incontrare gli sconosciuti è pericoloso, dove gli altri e le loro opinioni diverse dalla nostra fanno paura.
Di fronte a questa emergenza bisogna però evitare il rischio di demonizzare Internet e i nuovi media, che hanno invece agevolato e tanto ancora servono alla nostra vita quotidiana. Essi devono semplicemente essere sottoposti alle regole che caratterizzano gli equilibri di ogni democrazia. Disciplina che favorirà il recupero di un codice etico dell’informazione e del valore della professione nella comunicazione della verità, educando al discernimento, alla verifica, all’attenzione alla persona: aiuterà Scuola e famiglie ad esercitare il ruolo educativo che hanno nei confronti di tanti ragazzi che usano la Rete.
L’approccio cristiano all’etica dell’informazione può essere un modello per tutti, soprattutto con i messaggi che Papa Francesco diffonde nella ricorrenza della Giornata Mondiale per le Comunicazioni Sociali. Per esempio, pur avendo definito Internet un dono di Dio, ha sempre chiesto di prestare attenzione all’incontro, alla relazione, all’ascolto dell’altro. E spesso ha insistito sulla necessità di cooperare e di convergere per fronteggiare le sfide dell’ambiente digitale e delle reti sociali. Richiamando alla “buona notizia” intesa non come volontà di nascondere il male o tendenza all’ottimismo ingenuo, bensì come impegno a raccontare i fatti tracciando una prospettiva di speranza e di possibilità.