La Lettera «Placuit Deo» contro l’attuale rischio riduzionista neo-pelagiano e neo-gnostico
La preoccupazione del Papa prende concretezza nel constatare il riproporsi da parte di certi movimenti odierni di atteggiamenti che familiarizzano con posizioni ereticali, come quelle citate, degenerando nel fraintendimento della fede biblica.
La Chiesa è il luogo dove riceviamo la salvezza portata dal Signore, è la comunità di coloro che sono incorporati al nuovo ordine di relazioni inaugurato da Cristo. Quindi, la visione di Chiesa come mediazione salvifica ci consente di fugare la tentazione riduzionista neo-pelagiana di chi pensa di salvarsi con le sue sole forze escludendo i rapporti che derivano dal Dio fatto carne e che danno vita alla comunione nella Chiesa. Ma anche la tentazione di fugare una mentalità neo-gnostica di salvezza, tutta interiore, facendo a meno della Chiesa come comunità visibile che ci introduce a intessere relazioni concrete, come la carne di Cristo che tocca il malato per risanarlo, asciuga le lacrime del sofferente, tende la mano al povero.
La Chiesa è anche il luogo in cui la partecipazione al nuovo ordine dei rapporti inaugurati da Gesù avviene attraverso i sacramenti. Per questo l’atteggiamento neo-pelagiano di chi pretende di salvarsi con le sole forze umane contrasta con l’economia salvifica sacramentale che offre al credente il dono salutare della rigenerazione e della crescita. Allo stesso modo l’atteggiamento neo-gnostico di guardare in modo negativo l’ordine creaturale come un impedimento che imprigiona lo spirito umano porta a ricercare la liberazione dal corpo e dalle relazioni in cui vive la persona umana per impossessarsi di una salvezza mistificata e illusoria perché non è più in grado di riconoscere i doni che il Creatore ha associato alla dimensione corporea da metterla in grado di vivere la comunione con i fratelli.
Di fronte ai fallimenti che ritornano nella ricerca della felicità e della propria realizzazione, la fede in Cristo ci insegna, che niente di creato può soddisfare del tutto l’uomo, perché Dio ci ha destinati alla comunione con Lui. L’origine del male non si trova nel mondo materiale e corporeo, sperimentato come un limite o come una prigione dalla quale dovremmo essere salvati. Al contrario, la fede proclama che tutto il cosmo è buono, in quanto creato da Dio. Peccando, l’uomo ha abbandonato la sorgente dell’amore, e si perde in forme spurie di amore, che lo chiudono sempre di più in sé stesso. A questa separazione da Dio ha posto fine l’incarnazione: la salvezza che la fede ci annuncia non riguarda soltanto la nostra interiorità, ma il nostro essere integrale. È tutta la persona, infatti, in corpo e anima, che è stata creata dall’amore di Dio a sua immagine e somiglianza, ed è chiamata a vivere in comunione con Lui.