Il libro di Fabrizio Fabbrini sull’omicidio di Luigi XVI

212 300 Giovanni Pallanti
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luigi_xvi-e1358290827546-300x263di Giovanni Pallanti • Fabrizio Fabbrini ha scritto un formidabile saggio storico: “Il Re alla sbarra, morte al Re riformatore. Nascita dello Stato Assoluto”.

Fabbrini, storico, giurista, ordinario di storia romana e docente all’Università Lateranense di Diritto Romano, in appendice al suo saggio pubblica il “Compendio istorico della Condanna a Morte data a Luigi XVI° Re di Francia dall’iniqua convenzion nazionale colle di Lui Accuse, Difese e Testamento”.

Fabbrini, già assistente di Diritto Romano del Prof. Giorgio La Pira, in questo saggio edito pochi giorni fa dalla Libreria Editrice Fiorentina, esamina la Rivoluzione Francese del 1789 fino alla morte del Re Luigi XVI° nel Gennaio del 1793.

Fabbrini sostiene, attingendo ad una sterminata bibliografia di cui dà conto alla fine di ogni capitolo, che la Rivoluzione Francese in realtà fu un colpo di stato della borghesia che dai tempi del Re Sole si era alleata con la Monarchia per emarginare i feudatari che, in gran parte Ugonotti, si erano schierati contro la Chiesa e il Re di Francia. Scrive Fabbrini “con la borghesia ormai affermatasi ovunque, la sistemazione dell’assetto sociale non poteva più essere di composizione tra le diverse visioni, né quella della ottimale distinzione dei poteri fissata dal Montesquieu. La parola d’ordine era invece: trasformazione degli assetti terrieri in proprietà diretta, licenza alla borghesia imprenditoriale di operare nei commerci senza limitazione; concentramento (e non divisione) dei poteri affidati alla borghesia proprietaria e imprenditrice”. In sostanza la Rivoluzione Francese dal 1789 al 1793 azzerò la distinzione, cara al Montesquieu, tra potere legislativo, esecutivo e giudiziario. L’assalto ai terreni di proprietà ecclesiastica e della nobiltà di spada fu l’oggetto della borghesia che da imprenditoriale diventò stabilmente proprietaria entrando in forte contrapposizione con l’unico potere ad essa mancante, cioè il potere Regio.

Per questa ragione il Re Luigi XVI°, ghigliottinato il 21 Gennaio del 1793 sulla piazza della Rivoluzione; processato come Luigi Capet e non Luigi XVI°, si può considerare vittima di un vero delitto politico. Anche il processo svolto dalla Convenzione Nazionale in Parigi dove si unificò potere legislativo, esecutivo e giudiziario, fu un arbitrio di straordinaria gravità e che gettò le basi del totalitarismo che governò la Francia dal 1789 fino al 1815. La cosiddetta Rivoluzione Francese, oltre all’omicidio del Re Luigi XVI°, un Re riformatore che aveva praticamente anticipato tutte le conquiste sociali che la Rivoluzione indicò ma non realizzò mai, azzerò tutti i diritti del popolo minuto, degli operai e dei contadini. In modo particolare le famigerate “Leggi D’Allarde – Le Chapelier”, approvate dalla Convenzione Nazionale, abrogarono qualsiasi diritto di associazione tra i lavoratori e il diritto di sciopero che i Giacobini considerarono ala stregua di un fenomeno eversivo e antirivoluzionario, lasciando alla borghesia imprenditoriale e proprietaria ogni libertà di sfruttamento del mondo del lavoro creando i presupposti di un liberismo economico senza freni.

Il libro di Fabbrini non è un libro contro la Rivoluzione Francese, ma un libro che ricerca la verità storica su quel periodo. Importantissima, inoltre, la pubblicazione, nello stesso volume, dello scritto di Alessandro Manzoni sulla Rivoluzione Francese, dove con estrema lucidità, lo scrittore cattolico milanese, anticipava tutte le critiche che Fabbrini rimette in questa sua ultima opera contro i Giacobini francesi, a torto ritenuti dei rivoluzionari a favore del popolo oppresso dalla monarchia.

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Giovanni Pallanti

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