di Stefano Liccioli • Lunedì 25 marzo 2019 Papa Francesco ha firmato l’esortazione apostolica frutto del Sinodo dedicato ai giovani. Il titolo di questo importante documento è “Christus vivit – Cristo vive” e verrà pubblicato il 2 aprile del 2019, una data che non credo sia stata scelta a caso visto che coincide con il quattordicesimo anniversario della nascita al Cielo di San Giovanni Paolo II, un papa che ha avuto molto a cuore i giovani. Vi posso anticipare che nel prossimo numero de’ “Il Mantello della Giustizia” offrirò una presentazione di questa esortazione, completando, per certi versi, un percorso che la nostra rivista ha fatto accompagnando, a più voci, questo sinodo, fin dalle sue fasi preparatorie.
Nel frattempo volevo richiamare, in questa sede, un passaggio del documento finale del suddetto sinodo:«È stato chiaro fin dall’inizio del percorso sinodale che i giovani sono parte integrante della Chiesa. Lo è quindi anche la loro santità, che in questi ultimi decenni ha prodotto una multiforme fioritura in tutte le parti del mondo: contemplare e meditare durante il Sinodo il coraggio di tanti giovani che hanno rinunciato alla loro vita pur di mantenersi fedeli al Vangelo è stato per noi commovente; […] Attraverso la santità dei giovani la Chiesa può rinnovare il suo ardore spirituale e il suo vigore apostolico. Il balsamo della santità generata dalla vita buona di tanti giovani può curare le ferite della Chiesa e del mondo, riportandoci a quella pienezza dell’amore a cui da sempre siamo stati chiamati: i giovani santi ci spingono a ritornare al nostro primo amore (cfr. Ap 2,4)». La santità che viene indicata dal Santo Padre non è solo quella riconosciuta formalmente dalla Chiesa, ma anche e soprattutto quella che sempre il pontefice definisce nell’esortazione apostolica “Gaudete et exsultate” la santità “della porta accanto”, di quelli cioé «che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio, o, per usare un’altra espressione, “la classe media della santità”». (GE, 4). A testimonianza di ciò, durante il sinodo sono stati indicati come giovani testimoni anche ragazzi e ragazze che non sono stati canonizzati o beatificati, ma hanno comunque testimoniato, in diverse situazioni di vita, il loro amore per Dio e per i fratelli.
Le riflessioni di Papa Francesco ci aiutano, a mio avviso, ad avere in generale uno sguardo positivo sulla condizione dei giovani, abbandonando i soliti luoghi comuni. A volte siamo tentati di pensare che nel cammino di fede le nuove generazioni abbiano tutto da imparare dagli adulti, ma non è così. In tal senso mi hanno colpito le parole del Santo Padre pronunciate la scorsa estate al circo massimo in occasione di una veglia di preghiera con i giovani italiani. Prendendo spunto dalla corsa degli apostoli Pietro e Giovanni al sepolcro vuoto di Gesù, Papa Bergoglio disse:«Poiché siete giovani, io, come Pietro, sono felice di vedervi correre più veloci, come Giovanni, spinti dall’impulso del vostro cuore, sensibile alla voce dello Spirito che anima i vostri sogni. […] Sarò felice di vedervi correre più forte di chi nella Chiesa è un po’ lento e timoroso, attratti da quel Volto tanto amato, che adoriamo nella santa Eucaristia e riconosciamo nella carne del fratello sofferente. Lo Spirito Santo vi spinga in questa corsa in avanti. La Chiesa ha bisogno del vostro slancio, delle vostre intuizioni, della vostra fede. Abbiamo bisogno! E quando arriverete dove noi non siamo ancora giunti, abbiate la pazienza di aspettarci, come Giovanni aspettò Pietro davanti al sepolcro vuoto».
Valorizzare i giovani non vuol dire metterli al centro della nostra attenzione in qualche occasione, ma promuovere il loro sano protagonismo, facendoci trascinare anche nel cammino di fede dai loro slanci, dal loro entusiasmo, dai loro esempi di santità.