Mani pulite e l’illusione che tutto sia cambiato

Trent’anni dopo, assistendo alle ricostruzioni televisive e rileggendo la cronaca di quei giorni e di quei mesi, interrogandoci su cosa essa ci ha insegnato, dobbiamo a malincuore prendere atto di una rivoluzione mancata e secondo alcuni “tradita”. Perché purtroppo l’etica pubblica è evaporata quasi del tutto, passando attraverso il berlusconismo e l’antiberlusconismo, il giustizialismo di piazza (avviato con il cappio esposto dalla Lega in Parlamento nel 1993 contro i partiti che poi si sono estinti non avendo avuto la forza di rigenerarsi) e il garantismo peloso, la partitocrazia senza ormai partiti dalle profonde radici ideali, culturali e storiche come quella che stiamo vedendo in questo Terzo Millennio. Ma anche l’etica dei cittadini ha fatto il suo corso negativo, raggiungendo il livello massimo di evasione fiscale (si parla di cento miliardi di euro l’anno), cui si sono aggiunte nell’era pandemica le truffe sul reddito di cittadinanza e perfino nella dotazione e distribuzione delle mascherine.

Se la Giustizia deve essere riformata e pure autoriformarsi, ancor più deve fare la Politica, immeschinita non di meno in questa emergenza dai gioghi di potere, dalle ripicche personali. Pare abbia perso il senso dell’interesse generale per cedere alla tentazione del facile consenso da far fruttare nelle prossime competizioni elettorali. Molto preoccupata a sopravvivere a sé stessa, perde ogni confronto con la Politica che progettò l’Italia futura e moderna con la Costituzione, frutto pregiato della Resistenza. Riscoprire un nuovo senso del dovere e del “bene comune” è la Resistenza di oggi.

Il cambiamento, insomma, è ancora tutto da costruire, attraverso riforme serie ed incisive, che si sono finora inceppate sui banchi del Parlamento. Ma le riforme non bastano. Come suggerisce nel suo libro-testimonianza un vecchio cronista (Goffredo Buccini) che ha seguito tutte le inchieste di Mani Pulite, “servono molte discrete ore di educazione civica in classe”, per riavviare appunto, coinvolgendo pure le nuove generazioni, qualche orologio rimasto fermo all’ora di trent’anni fa.