La guerra «sacrilega» , il ricatto del gas e le chiavi della Pace

Questo fa temere un’escalation del conflitto alle porte dell’Europa, chiamata ad una grande prova di accoglienza e solidarietà per assistere milioni di sfollati, donne e bambini in fuga per l’aggressione dell’esercito russo. E si dimentica forse quanto è accaduto in Afghanistan, Irak, Libano, Siria, Libia, nello Yemen. In Georgia e prima ancora in Bosnia, nelle tante guerre combattute a pezzi e all’infinito, per dirla con Bergoglio. Non a caso il Santo Padre, definisce l’invasione “barbara e sacrilega”: “La guerra è una sconfitta per tutti. Va abolita prima che cancelli l’uomo dalla storia”. Il rischio è una “guerra fredda allargata” e “minacce atomiche” che sembravano “ricordi oscuri di un passato lontano”. Ancora una volta, da Malta (“cuore del Mediterraneo, ora ridotto a cimitero”) il Pontefice ha respinto le “visioni ideologiche” e i “populismi” che “si nutrono di parole d’odio”. Ha citato il “sussulto profetico in nome della fraternità universale” di Giorgio La Pira. Usando le sue parole per denunciare “l’infantilismo” che “riemerge prepotentemente nelle seduzioni dell’autocrazia, nei nuovi imperialismi, nell’aggressività diffusa, nell’incapacità di gettare ponti e di partire dai più poveri”. E rimarcando che il conflitto in corso è stato preparato “da tempo con grandi investimenti e commerci di armi”.

In attesa che si possa realizzare il viaggio di Papa Francesco a Kiev, la “diplomazia sartoriale” del Vaticano guidata dal cardinale Pietro Parolin è da settimane all’opera, sotto traccia, per ricucire gli strappi, confidando che altri “costruttori di pace” autorevoli mettano da parte i singoli interessi e giochino le loro carte per indurre il Cremlino a ragionare. Facendo quello che non sono finora riusciti a compiere Macron, Scholz , il premier israeliano Bennet, Erdogan e l’oligarca Roman Abramovich.

La Cina, è risaputo, si muove solo sulla base dell’interesse nazionale, del business, ma questa volta proprio tale interesse potrebbe convincerla che ha l’occasione buona, oltre che per intensificare gli affari con le due Europe (quella occidentale e quella orientale) per veder riconosciuto il suo ruolo di Superpotenza anche quando si discuterà del nuovo ordine mondiale. Ma la stessa cosa vale, su scala minore, per l’India e la galassia islamica. Anche se rifiutano il modello culturale e di governo occidentale, e sovente non rispettano i diritti umani, dalla tragedia ucraina hanno molteplici insegnamenti per non incominciare a dubitare che la logica violenta e distruttiva di Putin è drammaticamente inadeguata.

Ma insegnamenti devono trarre anche i Paesi europei, Italia e Germania in primis, per la pesante dipendenza da Mosca, non solo energetica. Troppi parlamentari hanno strizzato e, silenti, tuttora strizzano l’occhio allo Zar del Cremlino. Abbagliati dalla narrazione revanscista e securitaria che ha caratterizzato l’ultimo decennio del leader russo al potere.