Il lavoro, i denari di Giuda e quelli del buon samaritano
Ma guardando proprio ai giovani, c’è un dato su cui riflettere. Negli ultimi due anni la popolazione scolastica è diminuita di 300 mila unità: come se fosse sparita un’intera città, tipo Catania o Bari. Un dramma nazionale. Al pari dello scandalo di avere il maggior numero di giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non studiano. Primi in Europa in questa umiliante classifica, mentre siamo agli ultimi posti per percentuale di laureati.
Siamo insomma un Paese sempre più anziano che tende a ripiegarsi su se stesso, coltiva la paura di perdere il benessere, non la voglia o meglio la fame (come nel Dopoguerra) di accrescerlo, anche con lo studio. Guai poi a diffondere un clima di pessimismo o rassegnazione, quando già 69 per cento dei giovani tra i 18 e i 35 anni, secondo una ricerca Ipsos, vive ancora nella famiglia d’origine. E 90 mila se ne sono andati all’estero.
Il governo Draghi lascia quindi sul campo qualche nota positiva, oltre ai conti pubblici in ordine ed un buon feeling con l’Europa. Tracce che non vanno ricoperte dall’oblio , visto che la cose da fare per superare le emergenze e far ripartire il Paese sono tante e complesse. Ecco perché la Meloni ed i suoi alleati sono attesi ad una prova di serietà e responsabilità . Al servizio di tutti, a cominciare dai più deboli e meno garantiti.