Gli anticorpi necessari per recuperare l’autenticità dell’uomo

Deve perciò far riflettere la “fotografia” confermata dal cinquantacinquesimo Rapporto del Censis, da cui emerge che per il 5,9% degli italiani il Covid non esiste, per il 10,9% il vaccino è inutile e per il 31,4% chi si vaccina fa da cavia. L’Istituto di ricerca fondato da Giuseppe De Rita registra come “l’irrazionale ha infiltrato il tessuto sociale, sia le posizioni scettiche individuali, sia i movimenti di protesta che nel 2021 hanno infiammato le piazze, e si ritaglia uno spazio non modesto nel discorso pubblico, conquistando i vertici dei trending topic nei social network, scalando le classifiche di vendita dei libri, occupando le ribalte televisive”.

 Modernità non è più la Provvidenza, ma il Progresso. Il modello culturale prevalente, si traduce oggi sul piano filosofico nel soggettivismo radicale per poi sfociare a livello esistenziale nell’individualismo libertario. E la paura del “contagio fa sì che gli uomini si isolino gli uni dagli altri”, come direbbe Canetti. In un contesto segnato dall’emergenza sanitaria, non stupisce il fatto che il Vescovo originario di Cerignola , il cui impegno quotidiano è orientato a preoccuparsi del bene dell’uomo e della società, si sia concentrato sulla ricerca degli “anticorpi” necessari per il recupero dell’autenticità dell’uomo e il rilancio di idee per prenderci cura del mondo, “Riportandoci nel cuore della vita e contribuendo a farci scoprire chi siamo, ma soprattutto chi potremmo essere e chi vogliamo ancora diventare” . Infatti, nonostante i riduzionismi antropologici il pensare filosoficamente strutturato vive come forza di opposizioni, a tutela della persona e delle sue libertà. Galantino non demonizza la turbolenza dell’acquiescenza acritica del presente. Anzi afferma che “Il paradigma della complessità sfida l’intelligenza e accresce il senso di responsabilità”. In definitiva, si potrebbe dire, parole chiare e forti. E chi vorrà leggere questo prezioso saggio troverà tanti spunti per vaccinarsi dalla “patologia della fretta, impegnati come siamo ad accumulare informazioni e sensazioni, senza trovare il tempo o il coraggio per elaborare, interpretare, confrontare e personalizzare il vissuto”. Questo naturalmente vale anche per gli operatori dei Media, che hanno un ruolo importante nel raccontare le azioni contrasto alla pandemia.