Dialogo con Teresa, la santa dei paradossi
Silenzio che ha aiutato “a capire cosa fosse la clausura, e se la vera libertà fosse dietro le sbarre o fuori, in quel mondo che si proclama libero ed è in realtà schiavo di sé stesso”. Qui è nata la folgorazione che ha portato Maria Rita Bozzetti a scrivere “Dialogo con Teresa”, che mette il lettore nella condizione di comprendere i risvolti avvincenti delle storie delle due protagoniste e che affiorano dagli scritti di entrambe, accomunate dal dolore, dall’ansia di trascendente e assoluto. Teresa, con un suo personale calvario di sofferenza, gioiosamente accettato, destinato a consumarla giovanissima, non senza aver prima lasciato una testimonianza preziosissima attraverso un numero infinito di poesie, opere teatrali, lettere e scritti autobiografici . Maria Rita, con un’analoga esperienza, che, sulla scorta di libri e figure fondanti (il Vangelo di Giovanni, Qohèlet e il suo maestro Nicola De Donno) e ora anche di Teresa e della “Storia di un’anima”, ha visto trasformarsi progressivamente la sua esistenza ed ha accettato di raccontarsi. Penso per infondere agli altri coraggio e speranza, espressioni profetiche di Papa Francesco rivolte soprattutto ai giovani, ma anche alla Chiesa intera.
In questo senso Teresa, come scrive don Carmelo Mezzasalma nella sua postfazione, è una missionaria della speranza, perché ha intuito non solo che l’essere umano è orientato verso il futuro, ma anche che il futuro costituisce il terreno su cui può costruire la storia. In questa speranza, certamente, è Dio stesso che si offre quale nostra migliore risorsa, come Maria Rita Bozzetti annota nella conclusione del suo “Dialogo con Teresa”.