di Antonio Lovascio · Sono molti i giovani che hanno fatto del Vangelo il centro della propria esistenza. Le loro storie dimostrano che se c’è qualcuno capace di “amare con l’amore incondizionato del Signore” – come scrive papa Francesco nell’esortazione apostolica sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo «Gaudete et exsultate» – quelli sono i giovani. Tra le nuove generazioni, infatti, troviamo numerosi testimoni della radicalità e della genuinità che rendono santi. Tra di essi alcuni si sono trovati a vivere la propria fede in situazioni difficili, spesso nel segno della malattia. La testimonianza resa nella sofferenza, però, altro non è che il culmine di un cammino partito da lontano e coltivato giorno dopo giorno. Così torna di attualità la vicenda umana e spirituale di Teresina di Lisieux, più nota come Santa Teresa del Bambin Gesù: è una delle più paradossali della storia della Chiesa, che la festeggia il 1° ottobre. Ne sono rimasto affascinato leggendo “Dialogo con Teresa”, l’ ultimo libro di Maria Rita Bozzetti pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana con la prefazione del cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, l’Introduzione di Vincenzo Guarracino, una nota di madre Benedetta Grasso (abbadessa del Monastero di San Giovanni Evangelista di Lecce) e la postfazione di Don Carmelo Mezzasalma, superiore della Comunità di San Leolino.
Santa Teresa – morta giovanissima e quasi sconosciuta a 25 anni (1897) nel monastero di clausura carmelitano di Lisieux, da dove non si mosse per tutta la vita – è venerata in tutto il mondo. Proclamata Dottore della Chiesa da Giovanni Paolo II nel 1997, maestra dei teologi per le novità della sua spiritualità (la sua “Storia di un’anima” è considerato un capolavoro di mistica) chiamata anche teologia della “piccola via”: consiste nel ricercare la santità non nelle grandi azioni, ma negli atti quotidiani anche i più insignificanti, a condizione di compierli per amore di Dio. E’ protettrice dei malati di Aids, di tubercolosi e di altre malattie infettive. E’ patrona di Francia con Giovanna d’Arco, nonché patrona universale delle missioni: la piccola Teresa, accanto al grande Francesco Saverio. Benedetto XVI ha più volte ricordato che l’apostolato non si fa per proselitismo, ma per attrazione. Francesco gli fa eco. È spirito e lettera del messaggio di Teresa in tutta la sua esperienza spirituale e nei suoi scritti. Così come nella “collezione” che intreccia le perle delle due protagoniste in dialogo continuo e che costituisce il fascino discreto, coinvolgente e fraterno del libro di Maria Rita Bozzetti, che anche il card. Semeraro nella prefazione consiglia di leggere.
Proprio perché è un dialogo tra due donne di condizioni sociali ed epoche diverse, possiamo considerarlo una risorsa spirituale per il nostro tempo di guerre e pesanti sofferenze, per il messaggio di speranza che trasmette. Un supporto prezioso per la Chiesa impegnata in un Cammino sinodale che dovrebbe portarla a far sentire la sua concreta vicinanza soprattutto alle persone più povere e bisognose; un supporto che offre spunti di meditazione e di conforto anche ai non credenti.
Il sottotitolo di questa narrazione potrebbe essere “ Un incontro per la vita”. Che parte da un Monastero di clausura di Gallipoli. Nel rito della devozione, quasi per caso Santa Teresa è stata “intercettata” da Maria Rita Bozzetti, romana di nascita ma salentina di adozione, già primario ospedaliero di patologica clinica, quando, accompagnando il marito medico incomincia a frequentare il convento del Carmelo, notissimo anche per lo straordinario miracolo – documentato nei processi di beatificazione e canonizzazione – in cui Teresa di Lisieux rese possibile nel 1910 la continuazione della presenza di questo luogo di preghiera, di silenzio, di donazione per tante sorelle.
Silenzio che ha aiutato “a capire cosa fosse la clausura, e se la vera libertà fosse dietro le sbarre o fuori, in quel mondo che si proclama libero ed è in realtà schiavo di sé stesso”. Qui è nata la folgorazione che ha portato Maria Rita Bozzetti a scrivere “Dialogo con Teresa”, che mette il lettore nella condizione di comprendere i risvolti avvincenti delle storie delle due protagoniste e che affiorano dagli scritti di entrambe, accomunate dal dolore, dall’ansia di trascendente e assoluto. Teresa, con un suo personale calvario di sofferenza, gioiosamente accettato, destinato a consumarla giovanissima, non senza aver prima lasciato una testimonianza preziosissima attraverso un numero infinito di poesie, opere teatrali, lettere e scritti autobiografici . Maria Rita, con un’analoga esperienza, che, sulla scorta di libri e figure fondanti (il Vangelo di Giovanni, Qohèlet e il suo maestro Nicola De Donno) e ora anche di Teresa e della “Storia di un’anima”, ha visto trasformarsi progressivamente la sua esistenza ed ha accettato di raccontarsi. Penso per infondere agli altri coraggio e speranza, espressioni profetiche di Papa Francesco rivolte soprattutto ai giovani, ma anche alla Chiesa intera.
In questo senso Teresa, come scrive don Carmelo Mezzasalma nella sua postfazione, è una missionaria della speranza, perché ha intuito non solo che l’essere umano è orientato verso il futuro, ma anche che il futuro costituisce il terreno su cui può costruire la storia. In questa speranza, certamente, è Dio stesso che si offre quale nostra migliore risorsa, come Maria Rita Bozzetti annota nella conclusione del suo “Dialogo con Teresa”.