L’armonia musicale nella Divina Commedia

di Alessandro Clemenzia · «Tanto più dolce armonia resulta, quanto più la relazione è bella». Queste parole di Dante Alighieri, tratte dal suo Convivio, esprimono al meglio il percorso sviluppato da Giuseppe Liberto, musicista e compositore, nel suo ultimo libro intitolato Dante Alighieri. Poesia e canto, musica e danza (Edizioni Feeria 2022). Viene presentato in queste pagine il fascino dell’intimo rapporto tra parola e musica, sempre presente nel gran poeta quando, a metà della sua vita, ha attraversato l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso.

Ahi quanto son diverse quelle foci

da l’infernali! ché quivi per canti

s’entra, e là giù per lamenti feroci (XII, 112-114).

Qui la musicalità è preghiera di pentimento, da parte di quelle anime che hanno come unica infelicità quella di aver peccato, e per questo domandano a Dio, cantando salmi, litanie e antifone mariane, di cancellare ogni colpa, poiché «l’unica felicità del peccatore è la grazia di ricevere il perdono misericordioso divino» (p. 36). Qui si canta, a volte a cori alterni, altre volte in alternatim tra coro e solista, altre volte ancora all’unisono. Tutto è melodioso in Purgatorio, anche la natura.

La melodia, nel Paradiso, non è un semplice insieme di voci, ma è un movimento ritmico di parola, suoni e canti tale da risvegliare, in colui che ne fa esperienza, un forte desiderio del cuore:

«La novità del suono e ’l grande lume

di lor cagion m’accesero un disio

mai non sentito di cotanto acume» (I, 82-84).

Tale dolcezza sonora canta il mistero di Dio Trinità. La densità percepita dal gran poeta della presenza di Dio lo rende sempre più partecipe della realtà in cui è immerso.

La Divina Commedia, spiega e conclude Giuseppe Liberto, è una sublime polifonia sinfonica, non soltanto per le argomentazioni trattate, ma anche per ogni singola parola che la compone, in cui è presente la massima intensità espressiva: «Dante, con il canto che c’è dentro la parola, crea, nell’incanto della forma poetica, le tre cantiche che sono guida e luce in splendore per vivere la fede sostanziata di speranza in attesa dell’avvento del Regno celeste» (p. 99). Recuperando quanto ha affermato Dante nel suo Convivio, «tanto più dolce armonia resulta, quanto più la relazione è bella», si può affermare che man mano che la creatura vive consapevolmente la presenza di Dio, le relazioni vengono intessute di una qualità tale, che tutto risulta una dolce armonia. Ogni uomo e donna, proprio attraverso la propria umanità, è predestinato unicamente al Paradiso.