Scifoni, la famiglia ed il profumo del pane
comunicazione se ne parla tanto, ma spesso in termini sbagliati. Il cinema italiano (tanto per limitarsi al nostro Paese) non è immune da questa tendenza tanto è vero che quando racconta di dinamiche familiari, lo fa mettendo in luce più le ombre che le luci, più i problemi del vivere in coppia ed avere figli che la ricchezza rappresentata dal matrimonio e dal crescere ed educare dei figli. Tutto ciò, a mio parere, ha delle conseguenze, in primo luogo il calo demografico che sta caratterizzando l’Italia. Se la mentalità comune sulla famiglia rimane quella sopra descritta non dobbiamo sorprenderci se il 60% delle nostre famiglie ha una o due componenti, il 36% dei giovani non vuole sposarsi, il 40% non vuole avere figli. In un recente intervento Mons. Meini, vescovo di Fiesole e delegato per la Famiglia e la Vita della Conferenza episcopale toscana ha opportunamente osservato su questo argomento:«La responsabilità non è solo politica: la prospettiva è soprattutto di ordine culturale. Quante volte abbiamo detto e sentito dire: il problema della famiglia, il problema dei figli, i problemi dei genitori, essere genitori oggi è difficile. Queste espressioni fanno parte del linguaggio comune. Se nostri genitori o i nostri nonni avessero ragionato così, noi non saremmo nati, non saremmo qui a parlare, a incontrarci, a vivere. Eppure avevano un lavoro precario con redditi bassi e alcuni di loro avevano anche sofferto la fame». Poi aggiunge:«È necessario un forte impegno a livello della comunicazione. Non si può solo cercare audience mettendo in evidenza problemi, contrasti, liti, drammi di ogni genere. Proprio attraverso il mondo della comunicazione deve passare il senso della gioia di vivere, la bellezza del bimbo che nasce, la soddisfazione di educare un ragazzo che cresce. Non mancano persone capaci e sensibili nel mondo della comunicazione, dell’arte e dello spettacolo. Certamente possono fare molto per formare una cultura della vita». Credo che Giovanni Scifoni sia proprio una di queste persone capaci di far trasparire, nei suoi lavori, la bellezza della vita matrimoniale e di avere dei figli. Se è vero quello che diceva Benedetto XVI a proposito della grande famiglia di Dio, la Chiesa, che cresce per attrazione e non per proselitismo, affermando dunque che la fede si trasmette per testimonianza e non in forza di convincimenti. Ciò, a mio avviso, è vero anche per “la famiglia degli uomini” che può tornare ad affascinare i giovani non grazie a perorazioni particolari o se ne vengono esaltati, individualmente, solo alcuni aspetti che la costituiscono (la vita che nasce, l’amore di coppia), ma se si torna a sentirne il profumo. Per usare un’immagine cara a Gigi De Palo, presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari, ci viene voglia di mangiare il pane se ne sentiamo il profumo e non se vediamo solo i singoli ingredienti che lo formano.