di Giovanni Campanella · Alla fine di settembre 2019, la Libreria Editrice Vaticana ha dato alle stampe un libro intitolato Nostra Madre Terra. Una lettura cristiana della sfida dell’ambiente, all’interno della collana “Scambio dei doni”.
Tale collana ha una vocazione ecumenica e intende sottolineare i legami che uniscono i cristiani delle varie confessioni in numerosi ambiti della vita di fede e sociale. I volumi all’interno di essa raccolgono frasi, testi, discorsi e omelie di papa Francesco, tra cui un suo scritto inedito. Tutti questi brani sono introdotti dal contributo di un Rappresentante dei fratelli e delle sorelle delle Chiese e Comunità ecclesiali separate, con cui si è in cammino verso il ristabilimento della piena comunione. Nel caso specifico del libro suddetto, la prefazione è del Patriarca Ecumenico Bartolomeo, Arcivescovo di Costantinopoli-Nuova Roma, ed evidenzia l’intesa tra ortodossi e cattolici nella tutela della creazione e della vita. Infatti, il volume è proprio incentrato sulla sfida ecologica, sulla custodia del creato e sulla promozione di una vita degna per ogni uomo. Come facilmente intuibile, vari interventi sono tratti dalla Lettera enciclica Laudato sì sulla cura della casa comune. Il testo inedito finale del Papa riguarda la visione cristiana della creazione e la nostra missione in essa come credenti. Il volume è stato stampato con carta certificata proveniente da una foresta e da una filiera di approvvigionamento gestita secondo rigorosi standard di responsabilità ambientale, sociale ed economica.
Effettivamente, sull’argomento, un ruolo trainante e determinante è stato svolto proprio dalla Chiesa Ortodossa: già dal 1989, su iniziativa dell’allora Patriarca di Costantinopoli Dimitrios I, gli ortodossi celebrano la giornata per la salvaguardia del creato ogni primo settembre, capodanno ortodosso. Nel 2006, anche la Conferenza Episcopale Italiana ha deciso di celebrare in Italia la “Giornata per la salvaguardia del creato” nello stesso giorno degli ortodossi. Dal 2013, la CEI ha deciso di cambiare la dicitura con “Giornata per la custodia del creato”. Infine, pochi mesi dopo la redazione della Laudato sì (24 maggio 2015, Solennità di Pentecoste) e precisamente il 6 agosto 2015, Festa della Trasfigurazione del Signore, lo stesso papa Francesco ha istituito per tutta la Chiesa Cattolica universale la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, da celebrarsi sempre il primo di settembre.
Già nella Laudato sì, il Papa aveva scritto: «l’intervento umano che favorisce il prudente sviluppo del creato è il modo più adeguato di prendersene cura, perché implica il porsi come strumento di Dio per aiutare a far emergere le potenzialità che Egli stesso ha inscritto nelle cose» (LS 13 come citata a p. 16). D’altra parte, prendersi cura del creato, soprattutto oggi, implica un’inversione di tendenza in termini di abitudini che costa fatica e impegno. Il progresso tecnologico in direzione di una produzione più rispettosa dell’ambiente, l’impiego di economia circolare e di energie rinnovabili sono tutti obiettivi buoni e auspicabili ma non bastano. Cambiare e migliorare produzione e consumo non basta. È necessario cambiare e migliorare noi stessi, prima di tutto. Un’educazione ambientale che permetta di coltivare solide virtù è necessaria ma non sufficiente. Ci vogliono anche l’esame di coscienza, il pentimento e la confessione al Padre ricco di misericordia, che conducono a un fermo proposito di cambiare vita.
Il dono della scienza, elargito dallo Spirito Santo, ci consente di entrare in sintonia profonda col Creatore e ci fa partecipare alla limpidezza del suo sguardo e del suo giudizio. È un tassello iniziale importante nella grande opera di cura del creato.
In fondo, anche la partecipazione alla Santa Messa ci insegna che la creazione è qualcosa di inestimabile. Pane e vino, frutto del lavoro congiunto di natura e uomo, diventano Cristo stesso, Dio stesso. «Così la creazione tutta (persone, cose, animali, piante, tempo e spazio) diventa una parola personale di Dio quando è usata per amore, per il bene dell’altro, soprattutto di chi ne ha bisogno» (p. 139)