L’Incontro tra Trump e Kim — Simbolo di vera pace o interessi personali?
ha affermato: <<Nelle ultime ore abbiamo assistito in Corea a un buon esempio di cultura dell’incontro. Saluto i protagonisti, con la preghiera che tale gesto significativo costituisca un passo ulteriore nel cammino della pace, non solo su quella penisola ma a favore del mondo intero>>. Purtroppo quel incontro, come i due precedenti tra Trump e Kim non era altro che l’ostopolitik — la politica di apertura verso i paesi orientali perseguita dal governo tedesco federale; promossa dal cancellierato di Willy Brandt (1969-74) e proseguita dai successori, era finalizzata, come la realpolitik, smettendo da le parte violazioni di diritti umani per l’allentamento della tensione con il blocco socialista e in particolare tra le due Germanie.
Isolata dal resto del mondo, la Corea del Nord è governata dalla famiglia Kim da tre generazioni e ai suoi cittadini è richiesto di mostrare completa devozione alla famiglia e al suo attuale leader, Kim Jong-un. Il paese rimane uno degli stati dittatoriale più rappresentativi al mondo. Nel suo settimo anno al potere, Kim continua a esercitare un controllo politico quasi totale. Il governo limita tutte le libertà civili e politiche, compresa la libertà di espressione, riunione, associazione e religione. Inoltre, vieta qualsiasi opposizione politica organizzata, media indipendenti, società civile e sindacati.
La dittatura di Kim ha continuato le sue severe restrizioni sui viaggi transfrontalieri non autorizzati verso la Cina, ha collaborato con le autorità cinesi per catturare e restituire i rifugiati nordcoreani e ha punito i nordcoreani entrando in contatto con il mondo esterno. Il governo non riesce a proteggere o promuovere i diritti di numerosi gruppi a rischio, tra cui donne, bambini e persone con disabilità. Si dice anche che la Corea del Nord sia il più grande campo di prigionia aperto del mondo. Secondo un rapporto del Dipartimento di Stato americano, ci sono tra 80.000 e 120.000 persone in prigione.
, aveva detto. Quindi aveva elogiato i due leader “per essere stati così coraggiosi” da accettare il meeting e ha auspicato che “Trump entri nella storia come il presidente che ha ottenuto la pace nella penisola coreana”. Ma questi due uomini, realizzeranno una vera pace?
Il loro incontro somiglia molto a quello di Richard Nixon quando è andato nella Repubblica Popolare Cinese (RPC) nel 1972 – il primo presidente statunitense a visitare la Cina da quando le relazioni cino-americane erano state interrote nel 1949. Dopo l’incontro storico tra Nixon e il presidente cinese, Mao Zedong, gli Stati Uniti hanno abbandonato la “teoria delle due Cine”, – quella di Pechino e Taiwan – favorendo il governo pechinese. Di conseguenza, entrambi i paesi sono stati in grado di ristabilire i rapporti diplomatici, il commercio e un’alleanza contro l’Unione Sovietica. Nonostante questi risultati, molti nell’occidente speravano che la RPC riconoscesse e promuovesse i diritti naturali del suo popolo. In retrospettiva, sembra che lo scopo della politica cinese-statunitense fosse il profitto economico in modo di poter isolare ancora di più i sovietici. In modo simile, nel maggio dell’anno scorso il Presidente Trump – con la vendita delle armi (350 miliardi di dollari per i prossimi dieci anni) all’Arabia Saudita – oltre a cercare di isolare l’Iran, ha continuato la linea di Nixon: separare “l’economia” dalla “politica”, cioè lo sfruttamento economico a scapito della dignità umana.