di Stefano Liccioli • E’ stato presentato lo scorso giugno l’Instrumentum laboris della XV assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi che si terrà a Roma il prossimo ottobre sul tema “I giovani, la fede ed il discernimento vocazionale”. Il testo dell’Istrumentum laboris si articola in tre parti, ognuna caratterizzata da un verbo. Quello, ad esempio, che contraddistingue la prima sezione è “riconoscere” e fa sintesi dei vari momenti di ascolto della realtà, facendo il punto della situazione sulla condizione giovanile. Nella seconda parte, legata al verbo “interpretare”, si cerca di valutare, a partire da uno sguardo di fede, quanto è stato osservato nelle nuove generazioni a partire dalle loro gioie, speranze, tristezze ed angosce. Infine, “scegliere”, è il termine che contraddistingue la terza parte del discernimento e mira ad individuare le prassi pastorali più appropriate perché la Chiesa possa accompagnare ogni giovane verso la gioia dell’amore.
Sono molti i contenuti dell’Instrumentum laboris, mi limito a segnalarne solo alcuni come quelle che il Cardinal Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, indica come le “sfide antropologiche e culturali” che la Chiesa è chiamata ad affrontare oggi nel suo impegno pastorale verso i giovani:«la nuova comprensione del corpo, dell’affettività e della sessualità, l’avvento di nuovi paradigmi conoscitivi che veicolano un diverso approccio alla verità, gli affetti antropologici del mondo digitale che impone una diversa comprensione del tempo, dello spazio e delle relazioni umane, la generalizzata delusione istituzionale tanto in ambito civile che ecclesiale, la paralisi decisionale che imprigiona le giovani generazioni in percorsi limitati e limitanti; infine, la nostalgia e la ricerca spirituale dei giovani, che appaiono meno ‘religiosi’, ma più aperti ad autentiche esperienze di trascendenza». Particolarmente interessanti mi sono sembrate le richieste dei giovani, le attenzioni che essi domandano e cioé coerenza, autenticità, spiritualità, una rinnovata capacità relazionale e dinamiche di accoglienza profetiche, una liturgia viva e vivace, un impegno disinteressato per la giustizia nel mondo. Altrettanto degne di riflessione mi sono sembrate le parole dei giovani che constatano con dispiacere che in tante situazioni e in molti contesti ecclesiali non incontrano persone preparate ad accompagnarli.
Ma il documento non si limita a fornire analisi ed approfondimenti. La terza parte offre delle indicazioni per dei cammini di conversione pastorale e missionaria, riprendendo un’espressione di Evangelii Gaudium. Questa conversione parte da alcuni interrogativi circa l’animazione e l’organizzazione della pastorale. Ci si chiede appunto come creare comunione tra i vari livelli di animazione della pastorale (mondiale, diocesana, parrocchiale), come avviare o rafforzare un lavoro di comunione tra i diversi soggetti della pastorale giovanile vocazionale (clero, religiosi e religiose, movimenti e associazioni), in che modo consolidare il lavoro in rete non solo nella Chiesa, ma tra diverse religioni e diversi soggetti civili, sociali e religiosi.
L’Instrumentum laboris si conclude con un focus sulla santità, una vocazione che è unica per tutta l’umanità e da cui nessuno è escluso, neanche i giovani come testimoniano le storie di coloro che hanno fatto risplendere di santità la loro giovinezza.
Termino con una frase tratta da libro di Gioele e molto cara a Papa Francesco:«I sogni degli anziani e le profezie dei giovani accadono solo insieme» (Gl 3,1). Ecco spero che questo sinodo dei giovani possa essere davvero un sinodo con i giovani, un’occasione in cui gli adulti e le nuove generazioni possano sognare insieme.